Quercus pubescens – Roverella

portamento; foglia; fiore; frutto; seme; corteccia; gemma; foliage; galle; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli


Fagaceae
Quercus pubescens Willd.
Il nome fu imposto dal botanico tedesco Carl L. Willdenow, in Berlinische Baumzucht, 1796 edito a Berlino, un volume ponderoso che dedica pagine e pagine a ciascuna specie.

Le pagine 279-80 dell’opera di Willdenow, i termini ‘tomentoso’ e ‘pubescente’ sono d’obbligo.

Il frontespizio di ‘Arboricoltura berlinese’. Willdenow fu direttore fino alla morte dell’Orto botanico di Berlino, nonché mentore e amico di Humboldt. A lui si deve la nascita dell’idea che le piante di una stessa zona ambientale e climatica debbano avere caratteristiche comuni. Insomma, la fitogeografia.


Fenologia minima
Areale di origine – Native range

Se l’albero vive in formazioni compatte, ha aspetto modesto e scapigliato con chioma larga, se invece cresce isolato, può diventare maestoso con i rami che salgono spediti ad angoli acuti e chioma raccolta.

Tre giovani roverelle lungo il perimetro di un podere a Servigliano (Fermo)
Orto Botanico di Roma, un gigante alto e slanciato
Foglia lobata
Con lobi distribuiti piuttosto irregolarmente e alcuni a loro volta lobati. È questo un carattere dirimente.
Il colore delle foglie è verde scuro, ma diverso da quello del leccio. Nella roverella si osservano riflessi bluastri, accentuati dalla peluria diffusa specie nelle giovani foglie. Anche rametti e piccioli sono villosi.
La pagina inferiore è molto più chiara e pelosa
La lanugine permane a lungo fino in autunno. (Foto in settembre)
Al tatto la foglia non è semplicemente morbida ma lanosa, addirittura feltrata, la sensazione deriva dai peli orientati in tutte la direzioni.
Cosa ben evidente dall’ulteriore ingrandimento
Anche il picciolo è pelosissimo
E ogni altra parte della foglia e dei rametti. Nella foto il bordo fogliare.
Gemma in settembre.
Ricoperta densamente da perule. Marzo.
Un altro carattere utile all’identificazione è il lunghissimo foliage dovuto alla prolungata permanenza delle foglie sulla pianta. Quello che colpisce è la singolare lucentezza e il colore acceso non riscontrabile nelle altre specie, che assumono un marrone piuttosto opaco.
Villa Poppea di Oplontis (Torre Annunziata, NA). Febbraio
Querceto di lecci (verde) e roverella (giallo), alla fine di gennaio. Valle del Sambuco, Minori (SA).
Pianta monoica ma con fiori a sessi separati. Nella foto infiorescenza maschile, i singoli fioretti privi di corolla e calice sono protetti da semplici brattee.
I fiori femminili sono piccolissimi e difficili da trovare
Se ne stanno nelle ascelle delle foglie o in gruppetti in cima ai rametti.
Corto stilo che si divide in tre stigmi scuri. L’ovario è protetto da brattee squamose che diventeranno la cupola della ghianda. Canonicamente capellute.
I frutti maturano in ottobre, han forma allungata e sono debolmente coperti dalla cupola
Scaglie pelose e variamente colorate della cupola, come in un quadro di Pollock.
Singola scaglia, di non facile asportazione.
Il vertice appare mucronato, in realtà sono i resti di stilo e stigmi
Sezione longitudinale della ghianda, si distingue l’embrione con la sua radichetta e la fessura tra i due cotiledoni.
Sezione del guscio, quello che deriva dalla parete dell’ovario. La cavità è l’alloggiamento del seme, anche in questa zona la peluria non manca.
La corteccia aiuta l’identificazione, placche perlopiù poligonali (molte trapezoidali) e ben delineate da profonde fessurazione. Colore decisamente grigio, talvolta appare il marrone del fondo dei solchi.
Tutto appare esaltato nell’impressionante ritidoma di questa imponente matrona che vive nel Parc de Bagatelle (Parigi).
Le querce sono tormentate da insetti astuti e prepotenti che le costringono a fabbricare incubatrici per la loro discendenza. Al centro una galla di Andricus quercustozae
Galle di Neuroterus numismalis, una vespa che induce decine e decine di cecidi sulle foglie.

In città, che io sappia, non è presente. Per vederla basta però andare sui colli dove è distribuito piuttosto diffusamente.

Sentiero del Venda (segnavia 4)
Roverella come uno se la immagina debba essere: tronco breve e contorto, chioma aperta e scapigliata. Siamo in novembre nell’entroterra marchigiano (Lago di San Ruffino formato dal fiume Tenna) e lei conserva tutte le foglie ancora verdi.
Lido di Venezia Pineta di San Nicolò, una svettante roverella fra robinie (gli alberi dai colori più tenui), acero campestre (a destra) e un ragguardevole orniello (a sinistra); si intravvede appena sul bordo destro il grigioglauco d’un ulivo di Boemia.
Maestosa roverella sul Naviglio della Martesana presso Vaprio d’Adda (MI).

2 pensieri su “Quercus pubescens – Roverella

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