Rubus ulmifolius – Rovo

portamento; foglia; fiore; frutto; rametti; spine; seme; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli; spigolature

Fenologia minima
Areale di origine – Native range. Vive in America del Nord con grande successo.

Anche l’umile e bistrattato rovo ha diritto ad attenzione se non riconoscimento. Arbusto basso e molto ramificato sin dal terreno, presenta spesso lunghi e robusti rami che salgono dritti, ma che poi han l’abitudine di ripiegarsi e puntare lesti al terreno dove piantano radici, in una margotta al naturale.

Tipica formazione nel caso di pianta isolata, dove si distingue bene un nucleo centrale e tutto intorno giovani virgulti.
Parimenti la pianta può crescere a siepe, allora tutto è indistinto. Murazzi al Lido di Venezia
La foglia è composta, più esattamente del tipo digitata. Non è facile rendersene conto poiché la fogliolina principale è più grande e ha un piccioletto molto più lungo delle altre. Possono esserci tre o cinque, più raramente quattro, foglioline; hanno forma allungata, apice acuto, base arrotondata (anche cordata), bordo con dentatura un po’ disordinata.
Un raro caso di quattro foglioline
Denti mucronati.
Struttura digitata della foglia, con i piccioletti che partono tutti da uno stesso punto.
Verde scuro la pagina superiore, bianca l’inferiore per la presenza di una folta peluria, che tuttavia si dirada molto in autunno. Nella foto un rametto piegato in una giornata di vento.
Venature molto evidenti nella pagina inferiore. Alla base della rachide due stipole. Nella fogliolina in basso si riconosce un lobo appena accennato e una venatura un po’ più robusta delle altre.
Spine dappertutto, perfino sulla nervatura principale delle foglioline, e molto efficaci perché ricurve; da qui la brutta fama dell’arbusto.
Incontro ravvicinato. Foto in settembre, è ancora presente una leggera peluria sulla pagina inferiore.
Naturalmente spine anche sui rametti, perfino doppie.
Rametti inizialmente verdi poi tendono al violaceo
Hanno sezione pentagonale, un caso abbastanza insolito. Un colpo di fortuna: uno dei giardinieri dell’Orto deve essere passato qualche giorno prima che prendessi questa foto.
mmm
Fiorisce da maggio a settembre. Lunghe pannocchie ametista chiaro disposte perlopiù in cima ai lunghi rami,…
…con effetto decorativo assicurato.
Simmetria pentagonale. Petali dall’unghia sottile e lamina ampia e leggermente ondulata. Un numero esorbitante di stami circondano i numerosi pistilli.
Singolo petalo, pagina superiore
Calice a cinque sepali ripiegati all’indietro. I sepali sono contigui mentre c’è molto spazio fra un petalo e l’altro.
Sezione longitudinale del fiore. Il calice fornisce una robusta base agli stami, mentre i pistilli si appoggiano su una protuberanza del ricettacolo. Filamenti colorati di viola alla base poi bianchi; diafani. Antere con due sacche polliniche.
Pistilli disposti a capolino.
Ovario ellissoidale di colore verde e pelosetto, stilo fucsia, stigma piatto.
L’arbusto attira ogni genere di insetti e in particolare le api.
I frutti (le ben note more) maturano alla fine di agosto e si possono raccogliere fino a tutto settembre. Non è raro trovare sui frutti tutti i colori assunti fino alla maturazione (verde, arancio, rosso, viola scuro).
Da ogni ovario si sviluppa una drupa, e così come gli ovari erano appressati gli uni agli altri sul ricettacolo, anche le piccole drupe stanno in formazione compatta. Questa descrizione coincide con la definizione di frutto aggregato, in effetti il nostro ne è un esempio emblematico (tutti i manuali quando la introducono non mancano di citare il genere Rubus).
Il capolino durante la maturazione si allunga un po’ e la mora assume forma ellissoidale.
Le piccole drupe, ognuna col suo residuo di stilo.
Singola drupetta
Dentro c’è un nocciolo (come per ogni brava drupa) con la superficie butterata; è duro e legnoso, nel romperlo ho spezzato anche il seme.
Residui di stami (i filamenti) ripiegati sui sepali ormai incartapecoriti.
I frutti rinsecchiti rimangono attaccati alla pianta fino in dicembre. Foto settembre.
Cresce un po’ dappertutto. Nella foto l’esemplare dell’Orto nel settore dedicato alle piante dei Colli.

Sistematica

Rubus ulmifolius Schott
Nome imposto dal botanico austriaco Heinrich Wilhelm Schott a pagina 821 del secondo volume della rivista Isis oder encyklopädische Zeitung von Oken (Isis o giornale enciclopedico di Oken, dove Isis sta per la dea egizia Iside) stampato a Lipsia nel 1818. Schott dal 1817 al 1821 partecipò alla Spedizione Austriaca in Brasile, tornato in patria fu giardiniere di corte a Vienna e il responsabile della conversione di parte dei giardini di Schönbrunn in giardino all’inglese. Doveroso ricordare che il Giardiniere è un’autorità in fatto di araceae.

La pagina 821 dell’Isis. La rivista fu fondata nel 1816 da Lorenz Oken, uno scienziato e filosofo tedesco con tutti i caratteri dell’eroe romantico. Una biografia troppo lunga e travagliata che non provo neanche a riassumere. Mi piace però ricordare che fu un esponente della Naturphilosophie, dottrina che nel bene e nel male ebbe un importante ruolo nel rinnovamento della conoscenza scientifica della prima metà dell’Ottocento.
Frontespizio del volume del 1818, la rivista incarna lo spirito delle Filosofia della Natura tedesca (Naturphilosophie), dentro si parla di tutto dalla metafisica alle scienze più dure.

Etimologia
L’etimo è facile sia per il genere da: Ruber=rosso, in riferimento a certe specie di questo genere dal frutto rosso (lampone), sia per la specie da: ‘olmo’ e ‘foglia’.


Spigolature
Mosè davanti al Roveto ardente, soffitto di una delle sale del Museo Tosio Martinengo, Brescia. Si noti la cura nel riportare i caratteri del rovo dell’anonimo artista. L’episodio è ben noto, Mosè vede un roveto che arde ma senza alcuna combustione, si avvicina e Dio gli ordina di far uscire gli israeliti dall’Egitto.

L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava.
(Esodo 3, 2)

Il roveto al Monastero di Santa Caterina al Sinai. Una lettura delicata e ben informata a questo indirizzo.

2 pensieri su “Rubus ulmifolius – Rovo

  1. interessante, non sapevo. Potrebbe mandare qualche link per poter approfondire?
    Grazie per l’apprezzamento, è stato un po’ faticoso completare il post, ma ne è valsa la pena.

  2. La poesia e la scienza anche nell “odiate rase” secondo il dialetto parmigiano. Complimenti come al solito

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