Nandina domestica – Nandina

portamento; foglia; fiore; frutto; seme; corteccia; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica; etimologia; dove trovarli

Nandina domestica Thunb.
Nome imposto dal naturalista svedese Carl P. Thunberg (Nova Genere Plantarum, Uppsala, 1781). Allievo di Linneo, e alla fine della carriera direttore dell’Orto botanico di Uppsala. Un viaggio di sei anni gli permise di raccogliere un numero enorme di reperti di ottima qualità. La sua storia è lunga e affascinante.

Le pagine 14 e 15. La descrizione è dettagliatissima. Ho incorniciati i caratteri più significativi.

Fenologia minima
Areale di origine – Native range

Arbusto grandemente presente nei giardini cittadini, fogliame compatto e fusti numerosi a formare una sorta di sfera leggermente sprofondata nel terreno. Colori diversi con le stagioni, fioritura e fruttificazione abbondanti ne fanno il diletto dei giardinieri.

Giardino dei Gelsi (l’entrata da Via Monte Cengio). Gennaio, solo in inverni particolarmente rigidi può perdere le foglie.
Cortile di Castel Brando a Cison di Valmarino (TV).
Foglia grande, quasi un metro, composta bipennata, anzi…
…a guardar bene tripennata. Foglioline allungate, vertice lungamente appuntito, base acuta, piccioletto quasi mancante.
Le venature sono drittissime, così come le rachidi dei diversi ordini. La pagina inferiore è più chiara. Il bordo intero.
Fusti e rachidi sono rigidi, lisci, angolosi; ricordano vagamente il bambù. Per molte fonti il nome ha origine da un vocabolo giapponese che collega la pianta al genere Phyllostachys.
Le giovani foglie nascono aranciate. Poi in estate assumono il colore standard.
Per diventare rosse, o anche violacee, nei mesi freddi.
Alcune lo fanno in modo esagerato, come quelle di un filare che ho incontrato in novembre al polo universitario dell’Ospedale di Brescia. Di certo cultivar ‘Firepower’
In giugno comincia a fiorire, piccoli fioretti bianchi appena venati di rosa in grandi pannocchie sulla cima dei rami.
Un numero vario di petali (in realtà brattee) e al centro un pistillo grassoccio circondato da sei stami...
…quasi privi di filamento
Due sacche polliniche a formare una sorta di sottile spicchio di luna.
Pistillo con brevissimo stilo e stigma rossiccio e appiattito.
Vale la pena soffermarsi sui boccioli, protetti, come già detto, da un gran numero di brattee…
…che quando cadono lasciano curiose (e caratteristiche) tracce sul peduncolo.
Due ovuli per due semi.
I quali semi han forma di semisfera e occupano tutto lo spazio. Il frutto è in realtà una bacca
Il tessuto rosso è l’esocarpo (la buccia appunto), il giallo granuloso il mesocarpo (la polpa), il verdino l’endocarpo (quello che nelle drupe diventa il nocciolo). Semi e endocarpo appaiono discosti, ma è soltanto la conseguenza d’un taglio maldestro.
Il tutto appare più chiaro qualche mese dopo a completa maturazione.
Ed ecco il singolo frutto, una sferetta, rosso brillante, di poco più di un centimetro. Si vedono ancora le tracce delle brattee e nessun resto di calice e corolla (ovviamente).
Loro se ne stanno aggregati in grandi pannocchie a ricoprire, a volte quasi interamente, la chioma
Le bacche sono grandemente appetite dagli uccelli. Foto in Gennaio.
Qui colte in settembre al trasmutare del colore.
Possono rimanere a lungo sulla pianta. Foto in Giugno, all’inizio della nuova fioritura.
Giardino dell’Abbazia di Carceri (PD). Agosto
Uno degli esemplari dell’Orto. Sullo sfondo palme cinesi, a sinistra il tronco dello storico Pino laricio (1830).

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.