Sarcococca ruscifolia – Sarcococca

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; seme; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli

Sarcococca ruscifolia Stapf
Nome imposto da Otto Stapf (1857-1933) botanico di origine austriaca. Per una brutta storia di gelosie accademiche dovette abbandonare Vienna e trasferirsi a Kew. Il nome della specie compare per la prima volta nella pubblicazione di questo Orto Botanico, Bulletin of miscellaneus information, 1910, Londra, alla comunicazione LVII.

La pagina 394. Descrizione accurata e ordinatissima, nonché in un latino che sembra quasi italiano. La maggior parte dei caratteri li ritroveremo documentati dalle foto.

Segue una nota dalla quale apprendiamo che la pianta fu scoperta in Cina alla fine dell’Ottocento e poi portata a Kew, e che il nome deriva dalla sua abitudine a emettere nuovi germogli direttamente dal terreno come fa il pungitopo (Ruscus aculeatus) – ma allora perché ‘ruscifolia‘ e non piuttosto ‘ruscicaulis‘?

Il vocabolo ‘sarcococca’ è composto da σάρξ: sarx = carne e κόκκος; kokkos = grano, granello, seme.


Fenologia minima. La ripresa vegetativa è difficile da osservare; le bacche restano a lungo sulla pianta.
Areale di origine (native range) – Cina.

Arbusto sempreverde di modeste dimensioni, ma dalla chioma folta e smeraldina; importato in Italia da pochissimo tempo, tanto da non avere un vero nome volgare, ha notevoli pregi, a cominciare dalla fioritura invernale e intensamente profumata, e non ultimo la buona resistenza alle avversità.

L’unico che io conosca a Padova vive ai piedi di un grande ginkgo in Orto, in una zona poco assolata, di certo scelta a motivo delle sue preferenze in fatto di luce e umidità.
I rami principali salgono direttamente dal terreno e puntano in alto per poi ricadere, più o meno ordinatamente, carichi di fiori o frutti.
La corteccia è grigio marrone. Così diventano i fusti che da giovani sono
…verdi verdi.
Foglie pesanti, spesse e coriacee. Vertice acuto, base ottusa, bordo intero e revoluto (i margini si incurva verso il basso). Disposizione alterna.

La pagina superiore è verde profondo, verdolino l’inferiore. Venature poco visibili, ma sotto si riconoscono bene perché a sbalzo.

Oltre a quella centrale si distinguono due nervature secondarie che seguono il profilo della lamina, un po’ come per i fillocladi dell’ipoglosso, o, meglio, per le foglie della marruca o del giuggiolo.
Pianta monoica, sia i fiori maschili sia quelli femminili sono portati a mazzetti di pochi elementi alle ascelle della foglie. La fioritura comincia in febbraio, a volte anche gennaio.
Fiori maschili, quattro tepali tondeggianti, di colore giallino, disposti a coppie opposte. Quattro stami dai filamenti bianchi e antere appuntite.
Piccolissimi. I tepali sono lievemente sfrangiati ai bordi e somigliano a cucchiaini panciuti. Il peduncolo è ricoperto di brattee con disposizione opposta. Curiosa l’antera a freccia, appesa per il vertice a filamenti diafani.
Anche i fiori femminili sono rivestiti fittamente di brattee, che si fronteggiano a due a due, e dalle quali emergono tre stigmi dal profilo arcuato. Nel numero degli stigmi ricorda il bosso, che dà nome alla famiglia (Buxaceae).
Le infiorescenze femminili sono molto più numerose delle maschili.
Il fiore è veramente molto piccolo e bellissimo. Le ultime quattro brattee sono in realtà tepali dai bordi sfrangiati. Gli stigmi ricordano caramelle gommose.
Avendo una simmetria ternaria è difficile farne una sezione longitudinale, nella foto si distinguono un ovulo sezionato con un piano passante per il centro e un altro tagliato di striscio.
I frutti sono bacche dapprima verdi poi rosso violacee. Maturano piuttosto lentamente (foto in settembre).
Febbraio
Stigmi e tepali si conservano a lungo
Le suture dei carpelli passano per l’asse degli stigmi (ovvero dei pistilli)
Peduncolo con brattee e tepali
Che il frutto sia una bacca è abbastanza chiaro una volta aperto.
Tre semi, spesso uno abortisce. Poca polpa.
A destra seme non fecondato
Embrione, completo di cotiledoni e radichetta.

Un pensiero su “Sarcococca ruscifolia – Sarcococca

  1. Ho ricevuto questo messaggio con la preghiera di riportarlo (Adriano non riesce proprio a inserire i commenti), lo faccio molto volentieri poiché è una bellissima testimonianza di come si possano amare uomini e piante con la stessa intensità.

    Ho letto con molto piacere la tua accurata scheda sulla Sarcococca ruscifolia presente nell’Orto Botanico di Padova e ti faccio i miei complimenti.
    Questo articolo mi ha riportato indietro di molti anni ad un bel periodo della mia vita. L’esemplare di Sarcococca ruscifolia che hai fotografato e che è presente nell’Orto Botanico lo consegnai io al prof. Giulini su sua richiesta, quando ero in tesi con lui. Proviene da un giardino eclettico di una villa veneta dei primi del ‘900 situato a Treviso il cui studio di recupero botanico è stato l’argomento di tesi della mia laurea in Scienze Naturali. Nel giardino all’epoca c’erano numerosi esemplari di questa pianta nati spontaneamente e Giulini ne rimase molto sorpreso, perché all’epoca pare non ci fossero notizie della presenza della Sarcococca ruscifolia in Veneto. Mi chiese quindi di consegnargli una piantina prelevata dal giardino per poterla osservare meglio e mettere a dimora nell’Orto. Ricordo che portai la piantina alta solo pochi centimetri in un piccolo vaso direttamente nel suo studio.
    Quella piantina non l’ho più rivista fino a qualche giorno fa ritrovandola nel tuo articolo. Grazie.

    Adriano

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