Staphylea pinnata – Stafilea o falso pistacchio

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; seme; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli
Staphylea colchica Steven


Staphylea pinnata L.
Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753

Pagina 270 – collocazione: Pentandria trigyna. Foglie pennate. Descritta dal Nostro già in Hortus Cliffortianus, 1737. Uno dei nomi volgari potrebbe derivare da Pistacia sylvestris – Bauhin Pinax Theatri Botanici, 1596.

Etimo
In greco staphylḗ vale grappolo, così il nome di genere lo prende dall’infiorescenza. Il nome di specie allude invece alle foglie (impari)pennate.


Fenologia minima
Areale di origine (native range) – Europa, Mediterraneo, ad est Fino al Caucaso.

Arbusto o piccolo albero dall’aspetto elegante: fusti che salgono lesti e snelli, fogliame leggero, chioma ariosa. In città, che io sappia, vive solo l’esemplare dell’Orto.

Orto botanico di Bergamo.
Giovane falso pistacchio in Orto, presso la Porta sud; quella di Teofrasto.
La specie è pericolosamente simile a S. colchide originaria della Georgia, con la quale pare si ibridi alla grande.
Molte sono i pregi di questa pianta, ma il frutto attrae decisamente l’attenzione. Una capsula che sembra una vescica, rigida al tatto e sottilissima.
Un lungo peduncolo regge un grappolo più o meno corposo a seconda dell’annata.
In cima residui di calice e in fondo resti di stigma che somigliano a corti aghi.
Due o tre loculi per capsula e in ciascuno qualche seme, o più spesso uno solo.
I quali semi sono rotondi, lucidi, durissimi.
Grandi cotiledoni e embrione verde.
Infiorescenze in pannocchie (grappoli di grappoli) flessuose. Fiori piccoli, allungati, bianchi (a volte venati di rosa), simmetria pentagonale.
Calice e corolla molto simili: i sepali si divaricano un poco e si fondono alla base, mentre i petali (dello stesso colore e consistenza) stanno più compatti tanto da dare l’impressione di essere saldati fra loro.
Tolti alcuni sepali e petali, si distingue la forma affusolata di questi ultimi. Cinque gli stami con lunghi filamenti candidi e pelosi alla base; antere piccole, ocra a maturità.
Ovario supero a tre carpelli che formano loculi distinti
Dentro più ovuli per loculo.
Bocciolo parzialmente svestito. Si riconoscono le antere immature di colore verde smeraldo; anche lo stigma turgido si lascia meglio osservare.
Singolo stame con antera puntuta
Attaccatura dorsale.
Stigma trifido ricoperto di papille, tre anche le suddivisioni dello stilo.
Insomma, questo fiore è un ottimo esempio di configurazione a tre carpelli e un pistillo con ovario, stilo e stigma tripartiti.
Nettario.
Foglia composta. Da tre a sette foglioline di forma allungata, base e vertice acuti; piccioletti inesistenti, solo l’ultima ce l’ha.
Pagina superiore verde brillante. Dello stesso colore i giovani rametti.
Molto più chiara (quasi glauca) l’inferiore. Rade venature parallele.
Bordo finemente (e irregolarmente) seghettato
Numerose stipole dalla forma stravagante (strette e allungate) alla base della foglia; cadono presto. Fillotassi opposta.
Corteccia bruna con sottili solchi grigi.

Staphylea colchica

Forse è utile segnalare anche la specie S. colchica, molto simile alla pinnata sia nel portamento sia per gli altri caratteri.

Jardin des Plantes, una grossa colchide traboccante di fiori, dietro un Kazan che non è da meno.
La Coulée verte René-Dumont, Parigi. Una passeggiata alberata e fiorita ricavata dal tracciato soprelevato di una vecchi ferrovia. Un posto magico.
Villa Taranto, Verbania.
Foto di colchica presa al Jardin des Plantes nell’aprile 2024.

Le indicazioni sistematiche forniscono: Staphylea colchica Steven, Bull. Soc. Imp. Naturalistes Moscou 21 (2): 276 (1848), vale a dire Bolletin de la Societe Imperialedes naturalistes de Moscou, anno 1848, numero 21, tomo secondo, pagina 276, ma a questo riferimento si trova solo un elenco di specie di conchiglie. Dunque non abbiamo neanche il conforto della descrizione di colui che ha imposto il nome (protologo). Il che è un problema per la comparazione fra le due specie.
In realtà la descrizione si trova a pagina 276 del terzo fascicolo (anno 1848) della stessa pubblicazione; devo questa informazione al Professore Pier Luigi Nimis (e anche la scoperta del termine ‘protologo’).

La pagina in questione. Christian von Steven (1781-1863) fu botanico russo di origini svedesi. Dice le foglie (mediamente?) ternate e foglioline serrate, sotto pubescenti. Segnala infine le capsule a lobi divergenti.

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