Trachelospermum jasminoide – Falso gelsomino

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametti; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli

Trachelospermum jasminoides (Lindl.) Lem., 1851

Annomato dal botanico francese Charles Antoine Lemaire nel primo volume di Le Jardin Fleuriste, Parigi, 1851 (ne ha scritti altri undici; nella foto il frontespizio del primo volume). Dove, se ho ben capito, raccolse gli articoli dell’omonima rivista di cui fu redattore per molti anni a partire dal 1835. Doveroso ricordare che Lemaire era un’autorità in fatto di Cactaceae.

Fenologia minima

Areale di origine (Native range)

Il falso gelsomino è un rampicante (tecnicamente una liana) forte e poco soggetto a malattie, anche per questo grandemente amato dai giardinieri. Ma, naturalmente, è pure apprezzato per la splendida e profumatissima fioritura che inizia in maggio e si protrae per tutto giugno.

In questo periodo la città è invasa dal suo profumo, e non è raro imbattersi in suggestivi scorci complici giardinieri provetti. Nella foto, Via San Pietro.
Via del Padovanino. Sullo sfondo un ‘occhio’ del Teatro Ruzante, sede di un glorioso cineforum oggi aula universitaria.
Via San Martino e Solferino. Riflesso nella vetrina…
un suo collega.
Composizione verticale in Via Tirana.
Orto Botanico di Padova, più verticale di così è difficile…
Una folta siepe ai Giardini della Biennale a Venezia, non è fiorito, siamo in ottobre, ma le foglie lucide e corpose lo rendono ugualmente attraente.
Castello di Cassano d’Adda, non è un’unica pianta, ma il colpo d’occhio è ugualmente notevole.
Foglia allungata, base e vertice acuti, consistenza coriacea, picciolo breve.
Fillotassi opposta. Colore verde smeraldo.
Le foglie sono persistenti. Prima di cadere diventano rosso smagliante.
Nella foto, ai Giardini della Biennale, una intera parte della siepe si è arrossata, forse la pianta sta soffrendo. Al centro, in corrispondenza della cesura cromatica a mo’ di involontario richiamo alla storia della musica, busto di Wagner.
Infiorescenze a mazzolino in cima ai rametti; fiore bianco con cinque petali alquanto distanziati.
Simmetria pentagonale, ma solo per rotazione rispetto al centro non essendoci piani di simmetria, cosa rara in natura (un matematico direbbe un gruppo ciclico di ordine cinque; di ordine quattro è invece la tristemente famosa svastica. In realtà un antico e bellissimo simbolo di molte culture).
Insomma, sembra un’elica a cinque pale.
Petali saldati in basso; lo stesso per i sepali (calice gamosepalo) con le cinque punte ripiegate all’indietro. Peduncolo lungo e robusto.
Il centro della corolla è un piccolo mistero…
Cinque antere appressate allo stigma, che appena si intravvede nella foto.
Gli stami sono attaccati alle pareti interne della corolla. Rimossi completamente appare il pistillo per intero, coll’ovario supero.
Il frutto è una capsula allungata dapprima verde poi rossa.
Nella forma ricorda quella dell’oleandro, e come questo custodisce semi allungati e muniti di un folto pappo. Ma tutto l’apparato riproduttivo, anche il fiore, ha molto in comune coll’oleandro, non è un caso che le due specie appartengano alla stessa famiglia (Apocynaceae).
Rametti marrone e con lenticelle.
Corteccia grigia con residui di lenticelle, ma fondamentalmente liscia. Difficile da documentare poiché sempre nascosta da muretti perimetrali.

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