Pinus mugo Turra – Pino mugo, Pino montano

portamento; foglia; fiore maschile; fiore femminile; frutto; corteccia; gemma; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli; spigolature

Pinus mugo Turra
Nome imposto da Antonio Turra in Giornale d’Italia: Spettante alla scienza naturale, e principalmente all’ agricoltura, alle arti, ed al commercio, N. 19 del 10 Novembre 1674, p. 152, Venezia, 1765. Il Turra vicentino e suddito della Serenissima fu medico e naturalista. Concluse la sua carriera come editore in Venezia.
La specie ha molte sottospecie (almeno due importanti), troppe per un misero post. Rimando chi fosse interessato al sito di Kew.

La pagina 152. Non c’è altra indicazione all’infuori degli aghi in fascetti di due, seguono enigmatici puntini. Dall’intestazione della pagina si evince che il Nostro è andato in missione sul Monte Baldo da dove ha riportato i campioni poi catalogati.


Fenologia minima

Areale di origine – Native range. La specie presenta un dimorfismo nel portamento, più precisamente ha portamento prostrato e arbustivo dalle Alpi orientali fino ai Carpazi (area fucsia), mentre nelle Alpi occidentali e in Francia (area amaranto) ha portamento arboreo con tronco unico e dritto. Le due forme compaiono contemporaneamente all’altezza del Piemonte e della Svizzera (area tratteggiata).


Albero che presenta uno spiccato dimorfismo avendo portamento sia arbustivo sia arboreo (come si è già detto parlando dell’areale di origine); certo molti arbusti lo fanno, ma nel suo caso i due comportamenti paiono spingersi fino alle estreme conseguenze.

Sentiero per il rifugio Vandelli (Cortina d’Ampezzo), il classico intrico di rami del mugo. Sullo sfondo, lì dove il mugheto si inerpica sempre più su, si distinguono larici in tenuta autunnale. Anche sul Faloria abbiamo osservato qualcosa del genere.
Bosco di mughi dal portamento arboreo (Engadina, Svizzera)
Maloja (Engadina). Conoscevo lo strano comportamento di questa specie, ma abituato alla versione dolomitica sono rimasto sorpreso e incredulo davanti allo spettacolo offerto da questi pini svizzeri. Insomma, un conto è conoscere le specie dai manuali, altro è sperimentar-le di persona.
Convivenza fra le due forme. Cosa chiedere di più a una foto esplicativa?
In città i rari esemplari che si incontrano sono tutti arbustivi, anche i due individui che abitano in Orto sono bassi e con ramificazione copiosa sin da terra. Nella foto il più grande e bello; entrambi abitano l’aiuola dedicata alla flora alpina.
Giovane mugo in un giardino privato in Via Duca degli Abbruzzi
Un raro esempio di mugo a chioma conica e portamento arboreo che abita le Alpi orientali (piana di Marcesina (VI)).
Aghi in fascetti di due, corti e robusti. Curvi ma non ritorti (carattere che lo distingue dal sylvestris) sembra vogliano avvolgere la punta dei rametti. Dentro gemme più o meno sviluppate.
Gemma lunga e affusolata, un carattere prezioso per l’identificazione.
Luglio, gemma e due frutti dell’anno (pigne, così tutti chiamiamo gli strobili dei pini) appena formati. Si distinguono i mucroni particolarmente pronunciati, lunghi e sottili (i piccoli segmenti sulle squame).
Foto presa nel maggio successivo, la gemma dopo aver atteso tutto l’inverno è improvvisa-mente esplosa: in basso le pigne cresciute (sono ancora verdi: ci metteranno altri due anni a maturare), sopra il nuovo rametto e, in cima, due fiori femminili.
I fiori maschili invece si formano alla base dei nuovi rametti.
Sono raccolti in piccoli coni ellissoidali affastellati su un asse verticale. Tecnicamente, infiorescenza composta: spiga di coni.
Un paio di settimane dopo
Abbondanza di infiorescenze gialle. Comportamento tipico dei pini, ma nei mughi la cosa è più appariscente.
Infiorescenza maschile matura; sono liberate quantità ingenti di polline.
Dopo un paio di settimane virano all’arancio
Un singolo cono. Ha struttura di amento con un asse centrale e le sacche polliniche attaccate a brevi peduncoli.
Tecnicamente microsporofilli (= piccole foglie che portano spore)
I coni femminili se ne stanno (come già detto) in cima ai nuovi rametti; il colore è rosso violaceo e la forma è quella del frutto che verrà.
Di una bellezza straziante. (Credo che gli psicologi dovrebbero coniare una locuzione apposita per le forti sensazioni che possono suscitare certi organi botanici, qualcosa del tipo: sindrome del Cacciatore di Alberi).
Piccole squame vistosamente mucronate avvolte a spirale su un asse centrale.
Strobilo di mugo: colore rossastro, umbone grigio, mucrone piccolo ma ben visibile.
Simmetrico rispetto all’asse centrale. Carattere che lo distingue da alcune sottospecie geografiche.
Corteccia grigia a placche irregolari.

Spigolature

Un vecchio mugo veglia sulla tomba del pittore Giovanni Segantini nel cimitero di Maloja. Il paese che l’artista scelse come residenza elettiva.
Le montagne che ha amato tanto e che ha ritratto sotto le più diverse prospettive e ogni luce possibile. Nella foto da sinistra Piz Albana e Piz Julier viste dalla riva est del lago di S. Moritz, più in basso l’edificio con la cupola appuntita che ospita il museo dedicato al pittore.
G. Segantini, Pascoli di primavera, 1896, Brera
Particolare. Potrebbe essere un mugo, ma più probabilmente un cembro.
Sì, forse un giovanissimo cembro.

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