Nel 1789 (anno della rivoluzione francese) viene pubblicato a Parigi (sì, proprio in Francia) il trattato Genera Plantarum secundum ordines naturales disposita di Antoine Lambert de Jussieu professore di botanica al Giardin du Roi. Un libro che cambierà la storia della classificazione botanica.
Il post illustra la struttura della sistematica jussieana (o metodo Jussieano) così come emerge dal volume. Non ripeterò quanto detto, quando si è parlato di Linneo, sul valore della storia della scienza, poiché anche per questo caso si possono ripetere parola per parola gli stessi concetti espressi in quell’occasione. Nel post (ma ce ne vorrà più d’uno) faremo una sorta di gioco: apprenderemo le geniali idee di Jusseieu sfogliando direttamente il suo libro. Ma ora avremo uno strumento in più: la possibilità di confrontare le due opere, nella convinzione (già espressa nel caso degli articoli su Linneo) che la comparazione genera metacognizione.

Sin dal frontespizio Antoin Lambert ci avverte che nell’opera si troveranno ‘I generi botanici disposti secondo l’ordine naturale’, essendo tale disposizione ‘ricavata in conformità al metodo applicato nell’Orto Regio di Parigi’. La seconda precisazione risulta alquanto criptica, in realtà è un riconoscimento allo zio Bernard che era giardiniere in quell’orto e che lì aveva disposto le piante nella sequenza ripresa poi nel libro del nipote. Insomma, un riconoscimento di priorità.
Jussieu individua quindici classi nelle quali collocare cento ordi. Dove gli ordi sono insiemi ottenuti raggruppando generi affini fra loro, cioè con caratteri il più possibile simili. Si capisce che gli ‘ordi’ jussieani sono le nostre famiglie. E si spiega perché Jussieu può chiamare ‘naturale’ il suo procedimento: raggruppando i generi in famiglie egli fa, in fondo, quello che si era sempre fatto con le specie per ottenere i generi.
Le famiglie di Jussieu corrispondono gerarchicamente agli ordini di Linneo. Quest’ultimo tuttavia li aveva stabiliti procedendo, per così dire, dall’alto: ragionando su stami e pistilli o sulla presenza o meno sulla stessa pianta di fiori unisessuali o bisessuali; mentre Jussieu procede dal basso, raggruppando i generi sulla base di caratteri simili. Metodo deduttivo (analitico) il primo: da principi generali a raggruppamenti particolari; induttivo (sintetico) il secondo: da insiemi singoli a gruppi molto più ampi.

Tutto ciò vale per le famiglie (ordi), mentre per le classi il procedimento segue criteri stabiliti a priori. Jussieu (pagina XXI) parte dal numero di cotiledoni per raggruppare le piante in tre grandi insiemi. Il primo ha piante i cui semi sono privi di cotiledoni (Acotyledones), il secondo quelle con un solo cotiledone (Monocotyledones), il terzo con due (Dicotiledones).
Scegliere un carattere legato al seme ha in sé un sapore arcaico o primordiale, quello che si direbbe un buon punto di partenza. Un brevissimo ritratto di semi e cotiledoni lo trovate alla nota-1.
Acotiledoni

Il primo grande insieme formato da piante senza cotiledoni determina già la I classe, la quale classe non ha ulteriori suddivisioni.
Non essendoci alberi noti al blog in questo primo grande insieme passiamo senz’altro al secondo.
Monocotiledoni

Il secondo grande insieme è suddiviso da Jussieu in tre sotto insiemi in ragione della posizione dell’attaccatura degli stami rispetto all’ovario, ottenendo II, III e IV classe.

Stamina hypogyna: l’attaccatura degli stami è posta sotto l’ovario;
Stamina perigyna: l’attaccatura degli stami circonda l’ovario;
Stamina epigyna: l’attaccatura degli stami è posta sopra l’ovario.
Negli stami perigini sono possibili due casi: il ricettacolo è saldato alla base dell’ovario (secondo disegno in figura); il ricettacolo è saldato alla metà inferiore dell’ovario (terzo disegno in figura)
Alla nota-2 sono dati esempi per i termini introdotti, mentre alla nota-3 troverete brevi indicazioni su come riconoscere le monocotiledoni.

Monocotiledoni – Stami ipogini – Classe II – Famiglia 10

Monocotiledoni – Stami perigini – Classe III – Famiglia 14


Monocotiledoni – Stami epigini – Classe IV – Famiglia 19

Dicotiledoni

Il terzo grande insieme è suddiviso in quattro sottoinsiemi: uno (Apetalae) con fiori in cui corolla e calice sono indifferenziati o manca almeno uno di essi; uno (Monopetalae) con fiori con corolle i cui petali sono saldati fra loro (solo alla base o completamente), uno (Polypetalae) con petali liberi, l’ultimo (Diclines irregulares) contempla le piante con fiori unisessuali.

Quest’ultimo dà la XV classe (senza ulteriori specificazioni), mentre per i primi tre si riprende con le posizioni relative tra attaccature degli stami (o della corolla per le monopetale) e ovario. Si ottengono così, secondo lo schema in figura, le restanti classi dalla V alla XIV, essendo, ricordiamolo, la XV coincidente con le piante con fiori a sessi separati.
Limitiamoci a pochi esempi sarebbe veramente troppo lungo coprire tutti i casi contemplati.
Dicotiledoni – Apetali – Stami perigini – Classe IV – Famiglia 24


Dicotiledoni – Monopetale – Corolla ipogina – Classe VIII – Ordo IV (Famiglia 17)

Dicotiledoni – Monopetali – Corolla perigina – Classe IX – Ordo III (Famiglia 51)


Dicotiledoni – Polipetale – Stami perigini- Classe XIV – Ordo X (Famiglia 92)


La tabella originale del libro si può trasporre in forma di diagramma ad albero, a beneficio di menti con diversa sensibilità. Ne approfittiamo per ripercorrere l’itinerario intellettuale di Jussieu puntando la nostra attenzione sugli organi coinvolti nel processo (identificati con colori diversi). I quali organi sono: cotiledoni, corolla, stami, antere. Dunque solo seme e fiore per costruire le classi, ma la più grande libertà per le famiglie.

Formate le classi il nostro eroe può procedere secondo il metodo ‘naturale’ e riunire i generi in famiglie – in contrapposizione al metodo ‘artificiale’ di Linneo che formate le classi cominciava a contare i pistilli. Ottiene in tutto cento famiglie distribuite tra le quindici classi: sei per la prima, quattro per la seconda,…
Chiudiamo con una riflessione a proposito di metodo naturale e artificiale. Ci siamo espressi forse in modo un po’ troppo affrettato dicendo che Jussieu fa con i generi (raggruppandoli in famiglie) quello che si era sempre fatto con le specie (raggruppandole in generi). In realtà le classi sono create a partire da principi scelti a priori, e questo stona un po’ col ‘metodo naturale’. Tanto per fissare le idee, se prendessi i sambuchi (che hanno corolla monopetala (petali uniti alla base) e perigina (che circonda l’ovario), nonché antere distinte) e volessi trovar loro una famiglia, non potrei metterli in una famiglia X con petali separati. E questo indipendentemente da quanti e quali altri caratteri i sambuchi potrebbero avere in comune colla famiglia X (paradossalmente anche se avessero tutti gli altri possibili caratteri uguali). Insomma, i principi a priori, ideati per mettere ordine, pongono necessariamente limitazioni artificiali.
Ma queste riflessioni sono valide solo in primissima istanza, vedremo (ad esempio almeno in due luoghi del blog: Inaspettate sovrapposizioni; Lo strano caso dei frassini) che il concetto di famiglia in Jussieu è più sofisticato, e sfugge a definizioni perentorie.
Ci fermiamo qui. In prossimi post percorreremo le classi con le loro famiglie, non necessariamente nell’ordine in cui si incontrano in Genera Plantarum.
nota-1

Seme di fillirea (o ilatro) sottile, all’interno (custodito e nutrito dall’endosperma) l’embrione: la pianta che verrà. I cotiledoni forniranno sostentamento alla piantina quando muoverà i primi passi nel mondo.

Germogli di calicanto d’inverno, quelle foglie grandi e un po’ strane sono i cotiledoni. In due delle piantine si sono appena formate le prime vere foglie.

Il frutto del calicanto d’inverno è un achenio relativamente grande. All’interno un solo seme occupa tutto lo spazio (manca l’endosperma). Si riconoscono cotiledoni e radichetta.


nota-2
Stami ipogini

Fiore di Berberis vulgaris, per poter osservare dove si attaccano gli stami è bastato togliere un paio di petali.
Stami perigini – caso di ricettacolo saldato alla base dell’ovario

Fiore di amolo, asportati tutti i petali ho sezionato la parte superiore del ricettacolo.
Stami perigini – caso di ricettacolo saldato alla metà inferiore dell’ovario


Tagliuzzando qua e là.
Stami epigini

Fiore di melo, si sono tolti tutti i petali; l’ovario è dentro il ricettacolo. Spesso nel caso di ovario infero si ha questa configurazione per gli stami.
nota-3
Ci si chiederà: come fare a riconoscere le monocotiledoni? non è scomodo e poco pratico guardare ogni volta dentro il seme? Per fortuna sia le foglie sia i fiori sono di grande aiuto.

Nelle monocotiledoni le foglie hanno venature affiancate. Nella foto canna di Ravenna (venature per un buon tratto parallele).

Nel fiore delle monocotiledoni domina la simmetria ternaria (che include anche i multipli del tre); inoltre mancano sia il calice (sepali) sia la corolla (petali): solo tepali. Nella foto Yucca gloriosa, sei tepali, sei stami, tre stigmi bifidi,…
