Crataegus coccinea – Biancospino scarlatto

portamento; foglia; fiore; diagramma fiorale; frutto; corteccia; rametto; spine; stipole; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli

Crataegus coccinea L.
Nome imposto da Linneo a pagina 476 del celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753.

Fiore bisessuale con venti stami e due pistilli. Foglia ovata col bordo a denti appuntiti, glabra. Tra le precedenti descrizioni troviamo vari caratteri: spinoso, irsuto; frutto rosso profondo. È interessante che in passato fosse considerato un ‘Mespilus’; viene in mente Mespilus germanica L., che viceversa dal 1891 compare fra i biancospini (Crataegus germanica (L) Kuntze).


Fenologia minima. I frutti maturano in agosto o settembre e poi restano a lungo sulla pianta.
Areale di origine (native range) – America nord orientale. Si spinge fino alle regioni più fredde a nord, e non va oltre i margini meridionali degli Appalachi.

Piccolo albero dal fusto mosso e chioma aperta, può crescere anche come arbusto: ottimo come ‘siepe armata’ in ragione delle grosse spine. Degna di nota la forma delle foglie che ha profilo intermedio tra quelle dei biancospini.

Giovane alberello al Giardino dei Giusti (Terranegra), breve tronco e gracili rami assurgenti
Orto, un altro giovanotto, fatto crescere con la chioma più aperta
Un coccinea più anziano e coi fusti un po’ contorti all’Orto Botanico di Bergamo. Un piccolo spazio con una bella vista.
Foglie doppiamente dentate anche se certune sembrano debolmente lobate.
Alcune hanno infatti aspetto intermedio fra quelle dei biancospini con foglie profondamente lobate (C. monogyna) e quelli che le hanno senza lobi (C. x lavallei).
Nella foto si riconosce la doppia dentatura, o, forse, tripla. Acutissimi i piccoli denti.
Picciolo breve, nervature secondarie dritte, equidistanti e ben evidenziate, poco visibili le terziarie. Base da acuta a leggermente cuoriforme, vertice acuto. Colore della pagina superiore verde brillante a maturità, verde tenero al risveglio vegetativo.
Pagina inferiore più chiara, pelosa da giovane.
Stipole dentate alla base del picciolo (tipico dei biancospini).
Anche i peduncoli portano brattee variamente colorate.
Rametti grigi e vistosamente spinosi
Spine grandi e robuste, portate da brevi brachiblasti.
Fiori in corposi mazzolini in cima ai rametti
Corimbi per l’esattezza – bene se ne distingue la forma nella foto. Peduncoli pelosi. I fiori in boccio han forma caratteristica per i lunghi lobi del calice che risaltano sui petali bianchissimi.
Corolla a cinque petali separati; la lamina piuttosto larga li fa sovrapporre gli uni agli altri.
Dieci stami disposti in un solo giro. Pistilli da uno a cinque. Vistoso nettario. Il fiore è tra i più grandi fra i biancospini e somiglia molto, comprese le lievi sfrangiature dei petali, a quello del nespolo comune.
Nella foto si riconoscono i sepali che si saldano alla base.
Diagramma fiorale, manca la sezione del nettario.
Il frutto maturo è un pomo scarlatto (da cui il nome della specie). In cima porta residui di calice. Fine di agosto.
Inizialmente verdi, gradualmente si arrossano.
All’interno da uno a cinque semi.
Corteccia grigia che si screpola in piccole placche; si sollevano, ma non cadono facilmente.

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