Alnus glutinosa – Ontano nero

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; diagramma fiorale del fiore maschile e del fiore femminile; fenologia; areale di origine; sistematica; etimologia; dove trovarli; spigolature; eterografi

Alnus glutinosa è l’ontano per antonomasia — ricordo un vecchio gioco per bambini fondato su parole con lo stesso suono ma con diversa scrittura che faceva così: “Apro la finestra e guardo lontano”, “Apro la finestra e guardo l’ontano”.
Tutto ha un nome e tutto ha una definizione. Devo la seguente al Professor Luca Zuliani: ‘nel caso di “lontano” e “l’ontano” tecnicamente si parla di eterografi, ossia di parole che condividono lo stesso significante per quanto riguarda il suono, ma si scrivono in modi diversi e significano cose diverse. In italiano ce ne sono molto pochi, che spesso sono usati dai bambini per scherzare (“mi capisci quando parlo?”)’. Ne ricordo un altro, solo ora rileggendo il post dopo qualche anno. In dialetto calabrese: “Luca caru”; per bambini appunto… Parole rare in italiano, ma frequenti in altre lingue come francese e inglese.

Betulaceae
Alnus glutinosa (L) Gaertn.
Il nome fu imposto da Joseph Gaertner, un botanico tedesco che sapeva tutto sui frutti, nel suo De Fructibus et Seminibus Plantarum, Turinga, 1791; una edizione precedente è del 1788, un anno prima dell’uscita di Genera Plantarum di A. L. Jussieu. Gaertner sin dalla prima edizione di De Fructibus propose un sistema per famiglie che dava grande risalto ai frutti. Taluni gli attribuiscono la priorità sui sistemi tassonomici fondati sul concetto di famiglia.

La pagina 54. In figura una puntuale descrizione del genere Alnus, in specie dei fiori femminili. Seguono succinte indicazioni sui caratteri della specie (non riportati in figura) e i nomi precedenti della pianta, fra i quali anche quello assegnato da Linneo che l’aveva chiamate Betula glutinosa.

L’opera è impreziosita da un gran numero di tavole molto dettagliate. In figura la Tavola XC – particolari del frutto. Ma non è solo una questione di bellezza, sia le conoscenze sui frutti sia l’accuratezza dei disegni dello stesso Gaertner fecero del De Fructibus un punto di riferimento per tutti i botanici del tempo.


Areale di origine – Native range

L’albero è radicato nel territorio e in città può capitare di trovarlo lungo i canali, poiché ama l’acqua. Il portamento è slanciato con tronco dritto e branche principali assurgenti; la chioma è vagamente piramidale.

Un sentiero lungo il Bacchiglione presso il Giardino Margherita Hack
Poco più in là, ai bordi del Giardino, due esemplari quasi certamente spontanei.
Due ontani gemelli lungo un sentiero sui Colli (Treponti-Castelnuovo)
Febbraio, Lungargine Piovego; sullo sfondo il Giardino Ognissanti.
Da angolazione diversa. Il mare di giallo è dovuto agli amenti maschili carichi di polline.
In rosso le antere
Un paio di settimane prima si presentano ricoperti di una patina glutinosa (nel senso di appiccicaticcia), che rivestirà poi anche le giovani foglie. Ciò rende chiare le ragioni del nome della specie.
Immagina da Eichler, Bluthendiagramme, pagina 12. A rametto con infiorescenze maschili e femminili; B brattea con fiori maschili (quattro stami); C vista laterale della brattea priva dei fiori; Diagramma fiorale del fiore maschile.
Avvicinandosi; sotto le brattee si distinguono le antere pronte ad aprirsi
Sezione trasversale dell’amento maschile
Dorso di una brattea
Brattea e fiore maschile di profilo.

I fiori femminili creano qualche difficoltà.

Osservando una struttura come questa
…e sapendo come diventerà dopo, viene da chiedersi se non si tratti di una conifera.
Naturalmente non può essere così. Infatti, basta aspettare qualche giorno perché comincino a comparire dei filamenti rosso corallo, che dopo un attimo di riflessione si riconoscono essere stigmi.
Immagina da Eichler, Bluthendiagramme, pagina 12. A rametto con infiorescenze maschili e femminili; E brattea vista dall’interno; F la stessa dopo la rimozione dei fiori; G Brattea vista dall’alto; H diagramma fiorale.
Gli stigmi sono le linguette che emergono dalle brattee
Bellissima!
Il ventre della brattea del fiore femminile. Si riconoscono gli stigmi rossi e allungati e gli ovari verdolini.
Affinché la faccenda risulti ancora più chiara conviene far ricorso a una illustrazione, che, mai come in questo caso, parla da sé. (Particolari da Wikipedia Commons).
Riportare quest’opera è anche un modo da parte di Unalberoalgiorno di rendere omaggio al lavoro di quegli artisti che dedicano le loro fatiche alle illustrazioni scientifiche.

Non è facile trovare un unico carattere che colga lo spirito dell’Ontano. Forse il frutto legnoso e privo dei semi, che permane sulla pianta per molto tempo e che spesso è usato nelle composizioni floreali dai fiorai, o forse i fiori in bocciolo e le gemme che per tutto l’inverno conservano un incredibile color malva, o forse la foglia con la sua tipica rientranza nel vertice, che d’estate permette di identificare la pianta anche senza dover guardare i frutti.

Frutti in inverno
I frutti sono acheni microscopici che nella forma ricalcano il fiore femminile, del quale conservano gli stigmi.
Qui in piena estate
Frutti nuovi e vecchi a stretto contatto.
Gennaio, boccioli e gemme
Foglia in aprile. Bordo irregolarmente seghettato, nervature secondarie regolari e distanziate, vertice con la tipica rientranza.
Giugno
La corteccia grigia tende a conservare sfumature rossastre. Si presenta in placche allungate a profilo irregolarmente segmentato e con screpolature profonde. La superficie delle placche è piatta.

Spigolature
Il legno è di colore rosso e non imputridisce in acqua. Questa proprietà ne ha fatto il materiale ideale per palafitte a Venezia. (Tralascio di commentare questa brutale quanto inutile potatura, il cui unico merito (sic!) è di mostrare il colore del legno)
Venezia è un arcipelago, ogni isola strappata alla Laguna era ottenuta delimitando e prosciugando la barena prescelta. Venivano poi conficcati pali di ontano, ben sotto il livello della bassa marea,…
una quarantina per metro quadro, a giudicare da questa foto. Dopo erano riempiti i vuoti con materiale di riporto di ogni genere (rovinassi), quindi si stendeva un tavolato, di solito di abete, per distribuire uniformemente il peso, e, sopra ad altro pietrisco, si posavano le fondamenta di case, chiese, campanili, ponti, calli. (Foto Università Ca’ Foscari).

Un bell’esemplare al Giardino dei Gelsi in Via Monte Cengio
In inverno
L’Ontano lungo il tratto di Bacchiglione che lambisce Via Trieste, poco prima di Piazzale Boschetti. Abbiamo già incontrato questa pianta, scampata alla mattanza a seguito della ‘riqualificazione’ del Piazzale.
Un’ultima immagine dedicata all’Ontano presso il Giardino Ognissanti, in estate. Sullo sfondo il Biri.