Come distinguere i Cedri

Le due specie di gran lunga più comuni in città sono il Cedro dell’Atlante e quello dell’Himalaya, di Cedri del Libano non ne ho ancora trovati, inesistente una quarta specie dal nome esplicativo Cedrus brevifolia. Ma anche limitandoci ai primi due, avremo il nostro da fare, poiché all’inizio non è affatto facile distinguerli, ed occorre un certo tempo per impadronirsi degli strumenti che rendono meno incerto il riconoscimento.

Il portamento

Nelle due foto che seguono: un deodara a sinistra e un atlantica a destra. I due vivono in un giardinetto per cani in Riviera Mugnai, un posto unico per un confronto diretto.

Per entrambe le specie i rami principali hanno andamento quasi orizzontale con qualche branca più robusta decisamente ascendente (forse nell’atlantica il carattere è un po’ più accentuato), mentre i rami secondari sono in entrambi i casi spioventi sulle punte (con maggiore propensione nel deodara).
Una varietà naturale del Cedro dell’Atlante ha colore glauco, i giardinieri hanno sfruttato questa circostanza per selezionare cultivar dal colore sempre più verdegrigioblù, così se la giornata lo permette, i due si possono distinguere anche se visti da lontano.

Ma sul colore bisogna prestare la massima attenzione, ci sono delle controindicazioni.

Purtroppo non pochi deodara (qui un esemplare in Via Fusinato) hanno un fogliame che vira al glauco.
Senza contare la già citata varietà verde del Cedro dell’Atlante. Di cui questo nella foto è un bell’esemplare del Giardino delle Tamerici.

Dunque distinguere le due specie dal portamento sembra cosa ardua: troppo sfumate le differenze e pericolosamente fuorviante il colore. Tuttavia gli aghi e la loro disposizione (le classiche rosette) ci possono aiutare.

Gli aghi nel deodara sono più lunghi, più sottili e più morbidi al tatto, l’atlantica invece li ha più corti, più grossi e rigidi.
Confronto fra le lunghezze degli aghi, deodara a sinistra, atlante a destra.
Qualcosa in più si può dire sulle punte, certo molto simili, ma a ben guardare più appuntite e ricurve quelle dell’atlante (in basso nella foto).

Quanto alle rosette, notiamo che nell’atlantica ci sono molti più aghi, così la struttura appare piena e fitta, mentre nel deodara la distribuzione degli aghi è alquanto rada.

Tutto ciò ha conseguenze sull’aspetto delle branche che appaiono più vaporose e morbide nel deodara, mentre nell’atlantica sembrano ruvide addirittura irsute, come una barba trascurata da qualche giorno.

Guardandoli da lontano i dettagli non si vedono certo. Tuttavia consapevole di queste differenze lo sguardo si fa più acuto, e coglie nell’uno un andamento morbido, levigato, quasi rassegnato – di certo la specie è stata guidata dalla selezione naturale ad assecondare il peso della neve. Mentre nell’altro sembra di vedere una sorta di resistenza alla gravità e un andamento spigoloso o, forse, quasi spavaldo – sui monti dell’Atlante nevica molto meno e l’albero si può permettere lussi non consentiti al cugino.

La corteccia

La corteccia dell’atlantica tende a formare placche vagamente rettangolari strette e non eccessivamente lunghe. Il colore delle placche è grigiastro mentre le fessurazioni sono molto scure, quasi nere e molto strette.
Anche il deodara forma placche grigie, ma più lunghe e larghe. Le fessurazioni sono invece decisamente più larghe e tendono al mattone, ed è forse questa la caratteristica che più aiuta a distinguere la specie.
Una esperienza interessante è togliere il colore. Le difficoltà sembrano quasi insormontabili.
Ma rimettendolo cambia tutto. Almeno si spera…
Quando il tronco si espande e la corteccia si screpola, il deodara ha un interessante comportamento: la corteccia resta intatta all’interno della placca.
Mentre le placche dell’atlantica sembrano fatte di strati sovrapposti, l’aspetto è quello di una carta geografica con montagne dai fianchi degradanti e valli strette. Rimanendo nell’analogia della carte geografica, le placche del deodara si possono paragonare ad altipiani separati da ampie vallate.
Cedro dell’Atlante in un giardino privato.
Il deodara dell’Orto, una pianta del 1828 la prima di questa specie introdotta in Italia.
Villa Parco Bolasco a Castelfranco Veneto. Non indico la specie: questa corteccia sembra uscita da un manuale.

Quanto a fiori e frutti (cioè coni maschili, femminili e strobili) le differenze sono ancora più sottili e non ne parleremo qui, magari lo faremo in un post successivo.

Cedrus libani e Cedrus brevifolia

Aggiornamento
In un post più recente interamente dedicato al cedro del Libano potrete trovare ulteriori caratteri propri della specie, e un confronto diretto con l’atlantica.

Concludiamo invece citando le altre due specie di cedri: Cedrus libani e Cedrus brevifolia. Entrambe sono molto simili all’atlantica e distinguerle è un’impresa quasi disperata. Partiamo dalla lunghezza degli aghi. M. e R. Spohn, Guida agli alberi d’Europa, Muzio, 2011, pag. 270, li dispongono in ordine di lunghezza: brevifolia 0.7-1.5 cm; libani 2.0-3.0 cm; atlantica 2.0 cm circa. Nell’ultima misura manca l’intervallo e questo non è bello, supponendo analoga precisione delle altre due misure, facciamo tra 1.5 e 2.5 cm.

L’unica sovrapposizione è fra atlantica e libani, e questo è in linea con altre fonti. Così incontrando un cedro con aghi cortissimi possiamo affermare in tutta tranquillità che si tratta di un brevifolia, ma per il libani le cose restano complicate.
Cedrus brevifolia al Kew Garden di Londra
Giovanissimo esemplare al Parco delle Conifere, Ome (Brescia)
Rametto di brevifolia
Quanto al libani, dopo aver valutato il colore, sempre verde scuro, e misurato la lunghezza degli aghi, conviene considerare il luogo dove vive, se si tratta di parco o villa antica, potrebbe essere lui. In genere questo albero in età matura è più massiccio, con il tronco corto e cima piatta. L’esemplare della foto vive a Kew, Londra.
Un incredibile filare di libani al Parco di Richmond, Londra.
Aghi
Un libani nel suo ambiente originario, l’esemplare relativamente giovane è in una zona di rimboschimento. Il Paese vive enormi difficoltà e l’attenzione a questi nobili alberi, profondamente legati alla storia del Libano, è ancora più lodevole. Devo questa foto al mio amico Mario Bettin, sempre prodigo di regali.

9 pensieri su “Come distinguere i Cedri

  1. Provo a rispondere con ordine. In città, che io sappia, non ci sono cedri del libano, tranne, forse, uno presso la chiusa di Voltabarozzo. Anche per questo non ho ancora fatto un post su questa specie. Il deodara di Pontecorvo ci ha ingannati, a quanto pare, in tanti…
    Sul Quartiere San Lazzaro, e non solo lui, ha ragione: l’ho trascurato. Ma la città è grande…
    Grazie per i complimenti.

  2. La mia certezza di aver individuato un cedro del Libano in Piazzale Pontecorvo è appena crollata.
    E’ veramente molto difficile distinguerli. Questo Blog è veramente poderoso, una piacevolissima scoperta. Gratitudine!!
    Non ho trovato nulla sul Quartiere San Lazzaro, forse non so cercare bene, via Giolitti, Sonnino ecc. ci sono vari giardinetti pubblici, giardini privati pieni di alberi, cedri, tigli, carpini, aceri e altri che non conosco, alcuni sono caduti con la tempesta di qualche anno fa, ma il Comune ha promesso di ripristinarli entro quest’anno.

  3. Grazie per il complimento. Ma a questo punto le sarei grato se mi mandasse una foto del deodara. Può utilizzare l’indirizzo del blog. Grazie.

  4. Ottimo articolo! complimenti! Ci ha consentito di riconoscere il nostro albero: Cedro Deodara 62enne! Grazie

  5. Devo ammettere che per me i cedri sembrano tutti molto simili 😄 con l’articolo ho appreso alcune informazioni interessanti come ad esempio il confronto dei tronchi. Inoltre, la lettura è stata leggera e come piace a me: con diverse fotografie esplicative. Anch’io uso questa tecnica nei mio blog.

    Ammetto che di alberi ne conosco molto pochi… cioè noto le differenze ma non conosco i nomi. Un albero che conosco bene è il platano.

  6. Grazie per il commento, questo tipo di feedback è sempre incoraggiante. Ma qualche osservazione sul contenuto potrebbe aiutarmi a migliorare i post.

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