Larix decidua – Larice

Prossimi alla mia casa sono due larici, me li vedo davanti agli occhi ogni mattino e con loro seguo le stagioni.

M. Rigoni Stern, Arboreto salvatico, Einaudi, 1991, pag. 4


portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; foliage; spigolature; fenologia; areale di origine; dove trovarli; sistematica

Larix decidua Mill.
Nome assegnato da Philip Miller nel suo celeberrimo The Gardeners Dictionary, ottava edizione al numero 1 del set di pagine denominate con la sigla LAR-LAR. Miller, giardiniere di Chelsea, fu fiero oppositore della nomenclatura linneana, di cui ritardò l’adozione in Inghilterra per decenni. Poi cedette vinto dalla realtà dei fatti, e nell’ottava edizione del Dictionary finalmente si adeguò.

La pagina incriminata. Breve descrizione, principalmente sul fatto che il Nostro perde le foglie, ma in testa al paragrafo compare una dettagliatissima discussione (in inglese) sui caratteri del genere Larix.

fenologia minima
Areale di origine – Native range.

Il larice è uno degli alberi più amati e fra i più cantati da poeti e scrittori. Pianta dal fogliame leggero, portamento elegante nella sua perfetta conicità, colori cangianti con le stagioni. Rara conifera a perdere le foglie, assume svariate tonalità di giallo in autunno rinnovando i colori del bosco. Non si trova in città – se non, che io sappia, in un unico individuo in quel di Salboro. Forse si ritiene soffrirebbe troppo il clima torrido delle estati padovane.

Il larice di Salboro, in aprile. Vive in un giardinetto in fondo a Via Ferrabino. Lungo uno dei vialetti qualcuno ha piantato un considerevole numero di specie diverse, munendole di cartellino identificativo.
In maggio. (Foto, cortesia di Mario B.)
Inverclyde (Scozia, foce del Clyde). Una improbabile apparizione, anche in questo caso l’esemplare non è spontaneo.
Foglie aghiformi dal colore verde tenero, disposte in fitte e ricche (fino a quaranta aghi) rosette.
Marzo
Giugno. (Foto, cortesia di Mario B.)
Autunno, quando assumono tutte le tonalità di giallo, fino all’ocra.
Sui giovani rametti invece gli aghi crescono solitari.
Poi cadono lasciando cicatrici discrete, mentre i rametti assumono un colore marroncino e rossastro.
Anche la corteccia, nelle piante giovani, conserva questo colore, mano a mano che si sfalda in placche longitudinali fatte di falde sovrapposte. (Foto, cortesia di Mario B.)
Con l’età diventa decisamente grigia lasciando solo intravvedere il rosso in fondo alle fessure più profonde.
L’albero fiorisce fra marzo e aprile, con fiori maschili e femminili sulla stessa pianta e spesso sullo stesso ramo.
Quelli femminili sono rosso corallo. Di una bellezza struggente.
La struttura imita la pigna che verrà: squame rosse disposte a spirale con al centro una strisciolina verde
Che siano foglie modificate, come vuole la teoria accreditata, sembra piuttosto verosimile
Il dorso della squama, che tecnicamente prende il nome di macrosporofillo
La parte ventrale custodisce due ovuli ‘nudi’ (perché le conifere non hanno, come si sa, ovario).
I fiori maschili sono portati da infiorescenze gonfiotte, dal colore giallognolo
Squame diverse nella forma e nel colore da quelle del cono femminile, anch’esse disposte a spirale
Nella parte inferiore portano due sacche polliniche
Strobili piccoli con squame tondeggianti e cedevoli al tatto; dentro portano due semi alati. Pigna rivolta all’insù.

Ed ora andiamo a cercarli nel loro ambiente naturale. Ne risulterà una collezione di foto da lustrare gli occhi e rinfrancare lo spirito.

Rifugio Cinque Torri (Comune di Cortina d’Ampezzo), larici che crescono stenti ma caparbiamente attaccati alla roccia. Quelli più cari a Mario Rigoni Stern.
Panorama su lariceto dal Rifugio.
Sul sentiero per Forcella Lerosa (Comune di Cortina d’Ampezzo)
Forcella Lerosa (2020m slm), incontro con sua maestà il cembro, solo queste due specie, oltre naturalmente ai mughi, si spingono così in alto.
Lago di Misurina (Comune di Auronzo), larici e pecci.
Obbligatoria la foto alle Tre Cime di Lavaredo.

A questo punto avrei voluto parlare dei larici millenari di Val Marenco, ma troppo lungo è diventato questo post. Dovremo aspettare un articolo altro.