Prunus armeniaca L. Il nome fu dato da Linneo nella prima edizione del celeberrimo Species Plantarum, 1753.
La pagina 474 del primo volume. La descrizione si concentra sui fiori privi di picciolo e la foglie cordate. Interessanti i nomi precedenti che ne facevano un melo.
Etimologia il nome della specie allude alla terra di origine (secondo le conoscenze di Linneo): l’Armenia. Del resto è qui che la pianta ha il maggior numero di varietà, ma l’area di origine resta comunque controversa.
Fenologia minima: risveglio vegetativo, fioritura, fruttificazioneAreale di origine (native range): Cina settentrionale
Albero dal frutto delizioso e dalla pelle vellutata. Il nome specifico millanta un’origine armena, ma dovrebbe provenire da Cina e Asia centrale. Controverso è l’arrivo sulle coste del Mediterraneo, forse a più ondate ad opera di greci, romani, arabi. Piccolo alberello a fusto eretto e chioma espansa, con rami principali che emergono quasi perpendicolarmente al fusto.
Vecchio esemplare nel bellissimo brolo del mio amico Paolo S. (Voltabarozzo)La corteccia da adulto è grigiobruna con strette placche.I giovani rami, dal colore grigiorossastro, hanno numerose lenticelle chiare che col tempo si saldano in solchi poco profondi.I giardinieri, per non correre rischi, amano servirsi di portainnesti (nella foto, ciliegio dolce): il Cacciatore di Alberi è avvisato.Foglia a lamina larga (rara fra i Prunus), bordo dentato, o piuttosto doppiamente dentato, con denti arrotondativertice acuto e sporgente, base ottusa o cordata. Nervature secondarie tenui e distanziate.Talvolta presenza di ghiandole all’attaccatura del picciolo, carattere non segnalato nei manuali.Pagina inferiore con nervature chiare e in rilievoColore di un bel verde tenero, e non solo al risveglio vegetativo; piccioli inizialmente rossi come i nuovi rametti. Presenza di stipole dalla breve durata.Fillotassi alternaLa fioritura è marzolina e avviene prima di mettere le foglie. Sui rametti bruni spiccano i primi boccioli dai sepali rossi venati di nero.Fioritura spettacolare, non per la grandezza dei fiori ma per l’abbondanza, e una distribuzione quasi uniforme sui rametti.Corolla bianca, a volte sfumata di rosa, dalla simmetria pentagonale per cinque petali a lamina larga e unghia sottile, tanto da lasciar intravedere il calice sottostante. Incontro ravvicinato con l’unghiaNumerosi stami lunghi, bianchi e recanti piccole antere giallo ocra. Pistillo solitario con un unico stigma. Si fa fatica a identificarlo perché collocato alla stessa altezza delle antere e simile a queste per colore e dimensioni.Sezione longitudinale del fiore, si distingue il pistillo con ovario peloso. Un giro di stami punta verso il centro nascondendo lo stigma, quasi a proteggerlo.Parete interna della corolla che porta saldati i filamenti Ovario, si intravvede la giuntura del carpelloOvario liberato completamente dal caliceStigma; lo solca una lieve fessura che corre lungo tutto lo stilo.Sezione trasversale dell’ovario. Al centro l’unico ovulo attaccato alla placenta grazie a un vistoso funicolo. Due stami. Le antere mostrano i lati longitudinale e trasversale rispettivamente. Un tentativo di sezionare (trasversalmente) un’antera. Cosa sempre difficilissima.Cinque sepali ripiegati all’indietro. Alla base del calice perule scure e quasi attaccate al rametto (fiore pressoché sessile). La gemma a foglia è protetta da innumerevoli perule rossonere e ha forma appuntita.Sepali arrotondatiFrutto quasi completo già in aprile. Inconfondibile l’incisione longitudinale che ne permette la divisione in due parti simmetriche, complice il nòcciolo inaderente alla polpa (polpa spicca). La più classica delle drupe……aranciata a maturità, per l’incredibile concentrazione di betacarotene, ottimo per l’abbronzatura, come sanno tutte le ragazze. E come tutti sanno, se ne fanno ottime marmellate.Giovane pianta in un giardino privato in Via PalestroAlberello grandemente prolifico.Sentiero dei limoni, Maiori Un giovane albicocco vive con molti colleghi in un piccolo orto aggrappato all’argine in Riviera Mussato, presso il Ponte dei Tadi. Grazie al lavoro appassionato di Gianni Boetto, medico delle piante, alla memoria del quale dedicheremo prima o poi un post.Lui è il numero 5. Pesco (1), Fico (2), Ulivo (3), Oleandro (4), Nespolo (6), Ciliegio (7), Banano (8), Melograno (9).Fiorito ai primi di marzo.
Spigolature
Fiorì stamane il giovane albicocco primo e solo, nell’orto ancora ignudo. Nei tre più alti rami fiorì leggero: in sua bianchezza alata ride all’azzurro con stupor d’infanzia. Signore, in nome di questi primi fiori d’aprile, che innocenti aprono gli occhi fra odor di sangue, eco di stragi, pianto di popolo, perdona, perdona a noi, Signore.
Bellissima poesia di Ada Negri. Spaccata in due fra una descrizione attenta e sapiente della giovane pianta fiorita e il tormentato lamento (forse tardiva presa di coscienza dell’errore di una adesione convinta al fascismo) per l’arrivo in Italia di quella guerra che il regime aveva portato, spavaldo, in casa d’altri; tormentato anche il metro in questa seconda parte, credo non a caso proprio lì dove è nominato Gesù.