
portamento; foglia; fiore; frutto; seme; fenologia; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli; spigolature
Acanthus mollis L.
Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753

Pagina 639. Classificato nell’ordine: a quattro stami, di cui due lunghi (didynamia), e per frutto una capsula (angiospermia = seme protetto). Linneo ci dice che le foglie han bordo senza spine e scavato a seni. Il simbolo di Giove indica erbacea perenne.

Camerarius, De Plantis Epitome utilissima, Francoforte, 1586, pagina 442 (alla fine del libro c’è un indice con il link alle specie). Preziosa la riproduzione del fusto, molto difficile da osservare nella pianta viva.

Tournefort, Elemens, 1694, tomo 2, tavola 80. Classe IV (corolla bilabita), Sezione V: erbacea a corolla irregolare con alla base un anello. Descrizione al Tomo 1, p. 145. Fiore mirabilmente riprodotto dall’illustratore.
Etimo
Dal greco aké = punta e anthos = fiore in riferimento alle brattee spinose. Il nome di specie è in contrapposizione al fratello, A. spinosus, che ha foglie spinosissime.


Pianta famosa per aver ispirato il capitello corinzio, ché ne stilizza la foglia. È erbacea perenne non molto alta poiché, anche se le foglie sono grandi, ha fusti poco sviluppati. In compenso può dar luogo a formazioni estese e lussureggianti. Sono le foglie ampie, lucide, verde brillante, la sua cifra. In Orto vive più di un esemplare.



















Ed ecco la corolla con alla base un tubicino (o anello), dal quale emerge lo stilo. Il quale stilo termina in uno stigma bifido. Strane forme hanno i quattro stami e altrettanto curiose sono le antere con il perimetro peloso.









Spigolature
Il capitello corinzio, come già detto, è consacrato a questa pianta.

Capitello con foglia di acanto, Cappella del Santo (o dell’Arca), Padova. Come tutti sanno ha origini greche (architetto Callimaco). Questa versione rinascimentale non è proprio canonica: le volute non provengono dagli steli, e questo non è bello. Ad ogni buon conto vi rimando a questo informato articolo con una bella galleria di foto.

Fior d’acanto ha nome una poesia di Pascoli della raccolta Myricae. Grandemente apprezzata da Unalberoalgiorno perché quasi una descrizione in versi. La prova che è possibile fare grande letteratura usando elementi del linguaggio scientifico.
Fiore di carta rigida, dentato
i petali di fini aghi; che snello
sorgi dal cespo, come un serpe alato
da un capitello;
fiore che ringhi dai diritti scapi
con bocche tue di piccoli ippogrifi;
fior del Poeta! industrïa te d’api
schifa, e tu schifi.
L’ape te sdegna, piccola e regale;
ma spesso io vidi l’ape legnaiola
celare il corpo che riluce, quale
nera vïola,
dentro il tuo duro calice, e rapirti
non so che buono, che da te pur viene
come le viti di tra i sassi e i mirti
di tra l’arene.
Lo sa la figlia del pastor, che vuoto
un legno fende e lieta pasce quanto
miele le giova: il tuo nettare ignoto,
fiore d’acanto.
Montale invece lo mette fra le piante cantate dai ‘poeti laureati‘, perché nobili e ricche di storia. Sì, il nostro di storia ne ha tanta, nasce con un mito e percorre alla grande la storia dell’arte occidentale: colonne greche, e poi romane, e poi rinascimentali, e poi…, ma a noi piacciono tutte le piante, e non ci lasciamo intimidire dai versi sprezzanti del poeta degli Ossi di seppia.