Weigela florida – Weigela la bella

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; rametto; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli

Weigela florida (bunge) A.DC.
Nome imposto da Alphonse de Candolle (1806-93) botanico svizzero, figlio del più famoso Augustin, in Annales des Sciences Naturelles, fascicolo 11, Parigi, 1839.

La pagina 241. Descrizione dettagliata che cercheremo di onorare colle foto. Candolle cambia genere alla pianta, precedentemente assegnata al Calysphyrum da Bunge. Nulla ci racconta del frutto.

Fenologia minima. I frutti restano a lungo sulla pianta
Areale di origine (native range). Areale alquanto esteso in latitudine, limitato alla Cina orientale e al Giappone.

Grande arbusto dai numerosi fusti alti e dritti, che in cima tendono a reclinare, comportamento che accentua la bellezza della fioritura, ‘Weigea la bella’ è detta da taluni. La pianta somiglia molto alla kolkwitzia e all’abelia, soprattutto nel fiore; il Cacciatore di alberi è avvisato.

A metà aprile al mettere delle foglie. Si distingue il fascio di fusti che parte dalle base come un tronco di cono rovesciato – Orto arbusteto nuovo.
Abbondanza di fiori, la cifra della pianta (fine aprile)
Suggestivo il foliage, oro rosso.
Foglie allungate, base e apice acuti. Si distribuiscono in preferenza in cima agli steli e ai rametti laterali, così da sembrare a verticillo – ma solo a un primo distratto esame.
In realtà, opposte. Le guaine ampie si toccano una con l’altra a formare una sorta di ‘V’. Nella foto si distinguono i giovani fusti di un anno, quelli con tanto verde e tante lenticelle.
La foglia è bella da guardare, di colore verde brillante ha venatura primaria drittissima e secondarie incassate che in cima si piegano seguendo la curvatura del bordo; le terziarie sono uno strano compromesso tra scalariformi e reticolate.
Pagina inferiore più chiara, peli piccoli e radi lungo le venature, bordo seghettato di denti minuti e arrotondati. Picciolo breve, a volte assente a detta dei manuali, ma anche Condolle lo dice breve.
La cultivar Variegata ha bordo bianco o paglierino.
I lunghi rami fioriti sembrano festoni, o meno poeticamente tubi. Insomma, la strana configurazione è creata dal meccanismo di crescita di steli e rametti: veloce in direzione longitudinale, i primi, lento, i secondi.
Il fiore è fucsia con ampie zona bianche (a volte il bianco predomina) mentre in boccio è fucsia carico. Infiorescenza a mazzetto (in realtà a grappolo: peduncoli opposti e decussati) all’ascella della foglia.
Fiore a simmetria bilaterale uno dei lobi è più grande e più lungo e fa da asse di simmetria
Fiore smontato. Ricettacolo allungato e già sgonfiotto; calice a cinque lobi triangolari, molto eleganti, che si saldano in basso e scendono fino a ricoprire tutto il ricettacolo (l’ovario sta lì dentro); corolla esageratamente gamopetala; stami saldati alla parete interna della parte più stretta della corolla.
Filamenti pelosetti nel tratto di aderenza
Antere a due teche e quattro logge, e una corona di peluria. Un po’ allungate rispetto alla forma canonica.
Il filamento insiste sulla parte dorsale, ma il punto di attacco è spostato verso la base delle teche.
Se si vuol scoprire la forma delle antere, si deve aprire un bocciolo; ma spesso si perdono le informazioni sul colore. Nella foto antera matura, gialla, e filamento rosato.
Stilo molto lungo, permette allo stigma di emergere agevolmente dalla corolla. Il quale stigma è bifido, si allunga da un sol lato e ha una fenditura centrale che fa da asse di simmetria (nella foto vista dorsale).
Calice a lobi a punta di lancia, fondamentalmente verde, ma il viola emerge un po’ dappertutto.
Nella foto, fatta dopo aver asportato i lobi del calice, si vede bene come il calice continui oltre avvolgendo il ricettacolo, che a sua volta ha dentro l’ovario – non sarà così in W. japonica. A destra la base dello stilo e una sezione del tubo corollino.
Sezione longitudinale dell’ovario – numerosi ovuli
La sezione trasversale svela definitivamente la conformazione interna: un setto divide l’ovario in due ambienti distinti, ognuno dei quali porta due file di ovuli. Il gineceo della pianta è del tipo: 2 carpelli, 1 pistillo, 1 ovario, 1 stilo, 2 stigmi.
Tutto si ritrova nel frutto, una capsula che si apre in due falde e conserva al centro il setto, divenuto ormai legnoso.
Incontro ravvicinato, si riconoscono le due falde; e il setto centrale che termina con quello che sembra il vecchio stilo raggrinzito e fortemente raccorciato (se l’interpretazione è corretta).
Capsula chiusa.
Corteccia grigio chiaro, si stacca a strisce lasciando visibili i tessuti sottostanti di color marrone.

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