Ailanthus altissima (Mill.) Swingle Nome imposto da Walter T. Swingler botanico statunitense (1871-1952) nel VI volume (Agosto 1916) del Journal of the Washington Academy of Sciences.
La pagina 495. Wsingle fa una lunga trattazione dapprima sulle circostanze che condussero Miller a imporre il vecchio nome (Toxicodendron altissimum) e poi sulla storia dell’introduzione della specie negli Stati Uniti.
Poco racconta purtroppo dei caratteri, forse perché nel 1916, tutti ormai sapevano tutto di questa pianta. Ma non tanto da dovergli cambiare il genere, si vede.
Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazione.Areale di origine: Cina sud orientale e centrale, Isole Molucche.
L’Ailanto è un albero piuttosto facile da identificare, conviene concentrarsi primariamente sulla foglia. Lunga fino a mezzo metro, composta, di colore verde scuro, presenta un numero variabile da 13 a 25 foglioline, dunque imparipennata, anche se, come capita spesso, la fogliolina in cima può mancare.
Ogni fogliolina ha forma allungata con alla base una o due coppie di denti
L’albero è alto, i rami tendono a salire e il tronco è dritto, tutto ciò lo rende molto elegante. In città non ce ne sono molti, ma i pochi esemplari presenti fanno ognuno bella mostra di sé.
Uno dei due bellissimi esemplari che abitano Via del Seminario. Purtroppo entrambi sono in giardini privati, così è difficile avvicinarsi e impossibile toccarli. Questo incantevole albero che abita l’entrata dell’Istituto Barbarigo è stato purtroppo tagliato (nota dell’Agosto 2020)Via Manzoni poco prima di arrivare alla Porta Pontecorvo, anche questa pianta si trova in un giardino privato.Parco Perlasca, il tronco dritto e la corteccia grigia dell’ailanto.
Ailanthus altissima fiorisce i primi di Giugno. I fiori sono piccoli, giallocrema tendente al verde e disposti in grandi pannocchie. La pianta è dioica (fiori maschili e femminili su alberi separati), ma si trovano molto spesso fiori bisessuali.
Un esemplare fiorito sul Ponte Ognissanti (Via Fistomba). Ottimo posto per l’osservazione essendo i rami all’altezza del livello stradale.Le vistose pannocchie gremite di fioriIl fiore maschile, si noti la mancanza del pistillo.Cinque petali e dieci stami, al centro nettario verdissimoGli stami sono disposti su due cerchi concentrici, i cinque più esterni sono adagiati sui petali, che sembrano avvolgerli e proteggerli con abbondante peluria.I sottili filamenti sono inseriti sulla parte più bassa delle antereIl calice ha forma di coppa e ha cinque lobi che si inseriscono fra i petaliFiori bisessuali in tutto simili nel calice e nella corolla a quelli maschili, a parte gli stami più piccoli. Ma il gineceo è singolarissimo (e di difficile interpretazione).Stigma a cinque lobi (ma meglio sarebbe dire cinque stigmi saldati); gli stili si attaccano a ovari già simili alle samare che verranno.Ma procediamo con ordine, e intanto gustiamoci questa affascinante visione zenitale degli stigmi; sembra proprio una stellina.Da sinistra: calice a cinque lobi puntuti e pelosetti; nettario (liberato dagli stami) verde e granuloso, i cinque ovari (a forma di samara), gli ingrossamenti al centro sono gli ovuli; stili attorcigliati e infine gli stigmi.Un pistillo nella sua interezza. Da ogni ovario esce uno stilo, i cinque stili si saldano poi tra loro formando una colonnetta che sembra come sospesa e che termina nella, ormai, ben nota stellina.Polline frammisto a petali e stami: il trionfo della vita. Sullo sfondo il doppio filare di celtis in Via Fistomba.
I frutti sono samare disposte in gruppo, compaiono in estate e permangono sulla pianta per tutto l’inverno.
La samara ha forma di elica, estremamente efficace per il trasporto a grande distanza.OttobreRipiegandole opportunamente si potrebbe ottenere un nastro di Moebius.Il tipico aspetto dell’Ailanto in estate: ciuffi di frutti sostenuti dalle ampie foglie. Nella foto l’altro esemplare di Via del Seminario.Lo stesso individuo ritratto nella foto precedente, ma questa volta a fine marzo poco prima di mettere le foglie.Gemma e cicatrici fogliari in gennaio.
L’albero proveniente dalla Cina ma completamente naturalizzato è ritenuto infestante, emette numerosi polloni e i semi attecchiscono facilmente anche a grande distanza dalla pianta originaria. Così non è difficile scoprirne qualcuno lungo gli argini, lo stesso esemplare del Ponte Ognissanti quasi certamente è spontaneo.
Un gruppo di ailanti lungo il tratto di canale che costeggia Vicolo Santonini presso Ponte Pontecorvo (lo si raggiunge attraverso un sottoportico adiacente al ponte)Ponte pedonale che da Via Pio X conduce in Via Goito, ailanti e sambuchi lungo l’argine verso il Bastione Alicorno, le piante sono quasi certamente spontanee.