Ex Prandina: un’area verde da preservare

Area attualmente adibita a parcheggio
Parte sud
Parte nord
Salvare questi alberi

L’area dell’ex Caserma Prandina, passata di recente alle competenze del Comune, è delimitata ad ovest da Via Orsini, a nord dal Parco Cavalleggeri, a est dalla Chiesa di San Benedetto e a sud dal Complesso Don Bosco.

Nella mappa ho indicato solo alcuni dei circa duecento alberi presenti (la stima è sicuramente prudente) non essendo possibile mostrarli tutti.

L’opzione che sembra prevalere per la sistemazione del sito è di farne in parte un parcheggio e in parte un’area verde. Ma quanto sarà grande il parcheggio nessuno al momento lo sa. Similmente non è dato ancora sapere quanti alberi si salveranno.

Area attualmente adibita a parcheggio

L’apertura praticata nella recinzione del Giardino Cavalleggeri per consentire l’accesso a Corso Milano. Al centro un gruppo di allori (Laurus nobils) e dietro un filare di grandi pioppi ibridi.
Panoramica sulla piazza d’armi, l’attuale parcheggio. Sullo sfondo palazzi di Corso Milano. Da sinistra: filare di olmi campestri, Pioppo cipressino, Cedro dell’Himalaya, un altro gruppo di pioppi ibridi.
Il parcheggio a pieno regime (Dicembre 2019). In primo piano il grande Pioppo ibrido che domina l’entrata; è un esemplare di notevoli dimensioni: 446cm di circonferenza!
La caratteristica foglia triangolare del Pioppo ibrido (Populus x canadensis).
Campanile di San Benedetto. A destra un giovane Ulmus minor
Qui da prospettiva diversa: l’Olmo è al centro, a destra Acer campestre e a sinistra platani.
Appena può la vegetazione riprende il sopravvento. A destra un neonato Pioppo spontaneo.

Parte sud

Tutta la zona a sud della piazza d’armi è chiusa al pubblico. La documentazione fotografica che segue risale ad una visita organizzata dal Comune (1 Dicembre 2018) nell’ambito di una iniziativa relativa ad Agenda21.

E’ la parte più densamente popolata di alberi, ma anche in peggior stato di conservazione. In questa foto si distinguono conifere, per lo più tuie e abeti rossi, e alcune latifoglie. Sulla destra un bagolaro.
Il vialetto che corre lungo l’edificio prospiciente Via Orsini
L’edificio visto da Via Orsini. In alcuni tratti il tetto è crollato e all’interno sono cresciuti molti alberi: bagolari, ligustri, frassini,… Sullo sfondo si intravedono altre conifere.
Un gruppo di tuie tra la sterpaglia.
Pioppo abbattuto da un temporale. Tutta la zona è stata ceduta al Comune in un colpevole stato di abbandono.
Un maestoso filare di pioppi ibridi lungo il confine col Complesso Don Bosco.
Qui visto dall’esterno. In primo piano un edificio, e parte del giardino, del Complesso Don Bosco.

Parte nord

Spostandosi a nord della piazza d’armi, area anche questa chiusa al pubblico, l’attenzione è subito catturata da un bellissimo filare di olmi.
Un caco ancora carico di frutti. Sullo sfondo uno dei cedri dell’Atlante che abitano il Baluardo Savonarola.
Frassino. Tutte le grandi piante hanno il tronco, e spesso anche le branche principali, interamente ricoperte di edera.
Il filare di olmi visto dall’interno del Parco Cavalleggeri.
Piante di Ligustrum lucidum, tutte certamente spontanee, assiepate oltre il muro di cinta del Giardino Cavalleggeri.

Salvare questi alberi

Dopo l’esperienza di Piazzale Boschetti è legittima una certa apprensione per la sorte di tutti questi alberi. L’auspicio è che se ne preservi la gran parte, evitando di procedere in modo sbrigativo e sommario come, mi sembra, avvenuto in quel caso.

Tutte queste piante procurano attualmente vantaggi all’ambiente della città come ad esempio l’assorbimento di anidride carbonica, e anche di particolato, o la riduzione locale di temperatura; è un fatto che la loro eventuale sostituzione con nuovi alberi potrà produrre analoghi benefici solo tra molti anni. Ma si può e si deve andare oltre i pur importanti vantaggi ambientali, dopotutto trattare gli alberi come oggetti, sia pure di un certo valore, è arrogante e meschino. Nessuno ucciderebbe il suo gatto per far posto ad un nuovo animale o il cane perché vecchio e con qualche acciacco: gli alberi che vivono in città non sono oggetti, ma esseri viventi che conosciamo uno per uno, al pari di animali domestici.