Nerium oleander – Oleandro

Aggiornato nel Luglio 2022 e Settembre 2023

portamento; foglia; fiore; frutto; seme; corteccia; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli; filari; spigolature

Nerium oleander L.
Il nome scientifico fu assegnato da Linneo nella prima edizione del celeberrimo Species Plantarum, Leida, 1753.  Linneo naturalista svedese, concepì la moderna classificazione scientifica degli esseri viventi, e introdusse la nomenclatura binomia (Systema Naturae, 1735).

La pagina 209 del primo volume. Il Nostro compare al numero 1 del genere Nerium.

Fenologia minima
Areale di origine (Native range) vastissimo sia in altitudine (zona temperata e tropicale) sia in longitudine.

L’Oleandro si presenta più spesso sotto forma di arbusto, ma talvolta lo si incontra come un vero e proprio albero. Si tratta di una pianta resistentissima e dalla fioritura esuberante, che proprio in questo periodo allieta le vie della città, e lo farà per tutta l’estate.

Uno splendido esemplare in Via Folengo, fra Piazzale San Giovanni e la Specola.
Teatro Giardino di Palazzo Zuchermann, un individuo dal portamento arboreo.
Il fiore può avere varie gradazioni di rosa, ma molte piante hanno i fiori bianchi o rossi o gialli.
Ha simmetria pentagonale senza riflessione, poiché i singoli petali sono asimmetrici. In questa foto si vede bene l’assenza di un piano di simmetria: i petali sembrano pale di un’elica che ruoti in senso antiorario.
Come si è detto i petali sono cinque, ma le caratteristiche del fiore non finiscono qui:…
…all’attaccatura dei petali, si staccano anche delle linguette sfrangiate.
Ancora una sorpresa: in certi esemplari il fiore ha corolla doppia o tripla. In questa foto un oleandro dell’Orto Botanico, ma altri se ne possono incontrare in giro per la città.
Fiori doppi in Via San Pietro
Altra curiosità riguarda gli stami, dotati di prolungamenti lanuginosi che si avvolgono a spirale e, nell’insieme, formano una struttura vorticosa.
Al centro la parte vessillifera degli stami. A sinistra la struttura rigida, a forma di capanna, le antere sono rivolte all’interno e racchiudono lo stigma.
Stigma e parte superiore della stilo. Quest’ultimo è asserragliato fra i filamenti degli stami.
Polline in abbondanza. La struttura è molto simile a quella del falso gelsomino (stessa famiglia Apocynaceae)
In alto uno stame nella sua interezza: la parte terminale (vessillifera) è srotolata; al centro delle antere si vede il pistillo; il filamento è attaccato alla parte interna del petalo. Al centro l’appendice lanuginosa dello stame. In basso il filamento concresciuto al petalo, che in questa parte della corolla si salda con gli altri.
Cinque sepali appuntiti. Racchiudono il tubicino dei petali saldati.
L’ovario quando il fiore sfiorisce comincia ad ingrossare.
Per diventare una capsula curiosamente lunga e stretta.
Già in novembre si apre ed emergono miriadi di semi
Hanno forma allungata e sono muniti di un piumino peloso (pappo)

Vale la pena osservare meglio l’inizio del processo ritornando all’ovario; in qualche modo è come riavvolgere la pellicola e rivedere il film.

Gli ovuli se ne stanno in tantissimi e stretti stretti su due strutture allungate collegate da un setto.
Qualche settimana dopo si delinea la forma della capsula che conterrà i semi. Nella foto l’interno
Aumentando l’ingrandimento
Il prodromo del seme: una struttura allungato dotata di escrescenza pelosa.
Le foglie sono lunghe e strette (lanceolate), molto eleganti, anche per il bel colore glauco, più cupo nella pagina superiore e molto più chiaro in quella inferiore.
La venatura principale, verde chiaro, crea uno stacco, mentre le secondarie sono quasi invisibili.
Le foglie sono disposte a verticilli di tre, ma per godere di questa particolarità è necessaria una osservazione attenta. Nella foto ho messo in evidenza i piani relativi a due terne di foglie: in bianco le foglie del piano superiore e in giallo quelle dell’inferiore. Potete aiutarvi anche con la grandezza delle foglie: la terna in alto ha foglie più piccole perché più recenti.
Febbraio, un giovane esemplare in un piccolo giardino in Via Zambon (laterale di Via Citolo da Perugia). Come a questo punto si sarà capito, dalle immagini precedenti, la pianta è sempreverde.
Profluvio di fiori in Via Duca degli Abruzzi, strada con numerosi oleandri. Questo esemplare all’incrocio con Via Vespucci ha portamento arboreo. Anche se da lontano, si distingue bene la corteccia grigia e liscia.
Ancora Via Duca degli Abruzzi, Oleandro dai fiori rossi.
Giardino Margherita Hack
Bacchiglione dal Ponte di Porta Molino
Giovanissimo esemplare in Riviera Mussato presso il Ponte dei Tadi.
Piazza Castello, sulla sinistra il massiccio tronco di un platyphyllos.

Spigolature

Nella tradizione popolare l’oleandro è legato al matrimonio di Maria: una bacchetta di legno di oleandro portavano i pretendenti, ma l’unica a fiorire fu quella del predestinato Giuseppe. La tradizione trae origine dal Vangelo apocrifo di Giacomo e dalla Leggenda aurea di Jacopo da Varagine. Tuttavia il legame con l’oleandro deve essere posteriore, poiché in nessuno di questi testi si specifica la natura della pianta. Una naturale curiosità mi ha indotto a cercare di stabilire quando sarebbe nato il collegamento, ma sono riuscito a determinarne solo un limite superiore: non può essere posteriore al 1507, anno in cui Raffaello dipinse il suo Sposalizio della Vergine.

Raffaello, Sposalizio della Vergine (particolare), 1507, Brera.
Si distingue l’infiorescenza a corimbo con tre fiori di oleandro.

A Padova ci sono due importanti cicli mariani: Giotto nella Cappella degli Scrovegni e Giulio Campagnola nella Scoletta del Carmine. Il primo (1305) mette in mano al Santo un giglio, il secondo (1505-07) un fiore bianco di natura incerta.

Giotto, I giovani della tribù di Giuda portano il loro ramoscello (Particolare), Cappella degli Scrovegni.
C. Bellinati, Giotto, Vianello libri, 1996, pag.48
Giotto, Maria è promessa sposa a Giuseppe (particolare), Cappella degli Scrovegni.
C. Bellinati, Giotto, Vianello libri, 1996, pag.52
Campagnola, Sposalizio della Vergine (particolare), Scoletta del Carmine .

Si diceva che è un albero resistentissimo e vitale: “Nell’Ottobre 1973, l’oleandro è stato designato dal voto popolare come fiore ufficiale della città di Hiroshima.” Era sopravvissuto con altri esemplari di altre specie alla Bomba.

Filari

Nerium oleander cresce spontaneo nel mezzogiorno d’Italia e in tutto il bacino Mediterraneo. Questa magnifica terrazza di Villa Rufolo a Ravello (Costiera amalfitana) rende bene l’idea. Detto per inciso in questo luogo soggiornò Wagner e dal giardino della villa trasse ispirazione.
Lido di Venezia, il canale che dalla Laguna conduce all’ex Casinò.
Per concludere torniamo a Padova con un’ultima foto: un fitto gruppo di oleandri all’Orto, al confine tra la parte storica e le nuove serre.