portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; fenologia; areale di origine; dove trovarli; Palma di Goethe
Chamaerops humilis L.
Annomato da Linneo nella prima edizione del celeberrimo Species Plantarum, 1753. Carl Nilsson Linneaus fu un (o piuttosto ‘il’) naturalista svedese, concepì la moderna classificazione scientifica degli esseri viventi, e introdusse la nomenclatura binomia (Systema Naturae, 1735).


Chamerops humilis è pianta dai molti nomi comuni: Palma di San Pietro dall’omonima isola sarda, Palma nana per le dimensioni contenute, Palma di Goethe per le attenzioni ricevute dal grande poeta-scienziato. Il portamento è quello di un piccolo albero a fusto multiplo, insomma, un modo diverso per dire che è arbustivo. In città è sempre più comune, una scoperta dei giardinieri quasi certamente indotta dall’innalzamento medio della temperatura: piante che solo qualche lustro fa non potevano vivere all’aperto a Padova oggi lo fanno senza troppi problemi.






















La Palma di Goethe
Non possiamo abbandonare questa pianta senza raccontare quello che Goethe dice di aver visto all’Orto Botanico di Padova il 27 Settembre 1786, e accennare alla spiegazione che ne dà.



Goethe resta colpito nel vedere che le foglie sul terreno sono a lamina unita, mentre sulla pianta osserva una gradazione di suddivisioni nella lamina fogliare che vanno da una grossolana divisione in due-tre parti fino alla più completa separazione in un gran numero di segmenti ben distinti fra loro.

Una volta accertato quello che Goethe vede (il fenomeno), vediamo come lo spiega, cioè vediamo da quali assiomi parte e quali deduzioni produce. Fra gli assiomi di Goethe ci sono: a) la convinzione che l’ontogenesi (la storia personale della singolo individuo) ripercorre la filogenesi (la storia della specie); b) la specie si evolvono. Ora le diverse tipologie di foglie sembrano indicare una trasformazione nel tempo della foglia stessa. Così per Goethe inizialmente la palma doveva avere tutte foglie indivise (piccole e strette), poi la spinta evolutiva l’ha indotta (con meccanismi a lui ignoti) a perfezionare la forma delle foglie, e tutto questo si ritrova nella storia personale della singola pianta. Il processo mentale può sembrare inutilmente contorto a noi che l’evoluzione delle specie l’abbiamo bevuta col latte materno, ma non è così: la teoria creazionista si fondava su solide basi teoriche e osservative.
Se volete saperne di più non esitate a leggere l’articolo di P. L. Nimis. Dove vengono prodotte molte altre convinzioni di Goethe e i suoi ragionamenti sono ricostruiti con maggior dettaglio.