Quercus robur – Farnia

Aggiornato nel Settembre 2023


Fagaceae
Quercus robur L.
Il nome scientifico fu assegnato da Linneo nella prima edizione del celeberrimo Species Plantarum, Leida, 1753. Linneo fu un (o piuttosto ‘il’) naturalista svedese, concepì la moderna classificazione scientifica degli esseri viventi, e introdusse la nomenclatura binomia (Systema Naturae, 1735).

La pagina 996 del secondo volume dell’opera. Il Nostro compare al numero 12 del genere Quercus. Uno dei nomi precedenti era ‘Quercia con lungo peduncolo’ (quarto rigo).
Fenologia minima: ripresa vegetativa, fioritura, fruttificazione
Areale di origine (native range)

Quercia per antonomasia assieme al rovere scandisce il paesaggio italiano, i quadri in specie rinascimentali ne sono pieni. Piuttosto comune in città. Anche se di crescita lenta, non mancano tuttavia esemplari che danno soddisfazione alla vista. Avremo modo inoltre di parlare di individui vetusti e solenni.

Mi piace cominciare con questo splendido esemplare che vive nel giardino di un condominio in Via Brigata Padova. Di recente ho conosciuto il giardiniere che lo cura, uomo di pochissime parole ma dalla grande sensibilità.
In questi giorni un lettore del blog mi ha mandato la foto della Farnia che vive da ‘oltre cinquanta anni’ nel suo giardino a Voltabarozzo. Una pianta notevole e molto bella. In attesa di andarci personalmente ecco il ritratto; un grazie per la segnalazione e un saluto affettuoso. (Aggiornato nel Maggio 2022)
Portamento espanso, lui tende ad allargarsi così la chioma diventa una immensa cupola quasi perfettamente semisferica. Via Monterotondo.
Parco Iris, una bellissima pianta scenograficamente collocata al sommo di una collinetta.
Esiste una cultivar a portamento fastigiato, bella e indicata per le strade cittadine. Nella foto l’esemplare in Piazzale San Giovanni, a fianco il suo compagno, da sempre, Carpino bianco.
Via delle Palme, doppio filare.
Foglia allungata, che tende ad allargarsi verso il vertice, leggermente asimmetrica, pochi lobi stretti e profondi. Picciolo cortissimo quasi ricoperto da due minuscole orecchiette, carattere quest’ultimo tipico della specie.
Fillotassi alterna, con foglie che tendono a raggrupparsi in cima ai rametti. Le giovani foglie sono tenere, poi col tempo assumono consistenza coriacea e si scuriscono sopra; sotto restano molto più chiare.
Giornata insolitamente ventosa per Padova.
Colori autunnali
Gennaio. Le foglie, come per tutte le querce, tendono a rimanere a lungo sulla pianta.
Il frutto, come tutti sanno, si chiama ghianda. La forma è inconfondibile, allungata e coperta per breve tratto da una cupola a squame.
Lungo peduncolo, anche questo carattere aiuta l’identificazione.
Particolare della cupola in luglio
Settembre
Particolare della cupola con le squame di color ambra. Settembre.
La ghianda ha una sorta di mucrone in cima, altri non è che un residuo dello stigma e del breve stilo.
Il prezioso seme della quercia alimento completo per molti animali
L’ingrandimento permette di distinguere il tessuto che ricopre il frutto (pericarpo) che deriva dalla parete dell’ovario cresciuta e inspessita.
I fiori spuntano in aprile, disposti in lunghi amenti i maschili, piccoli e isolati i femminili. Nella foto gemme appena dischiuse, presto le infiorescenze si distenderanno.
Fiore nudo (senza corolla) le uniche ad apparire sono le verdi antere.
Il numero di stami varia da quattro a una dozzina
Un paio di settimane dopo. I singoli fiori maschili sono simili in tutte le querce; ci sono differenze però nel numero di stami, che nella farnia sembrano più numerosi.
Il lungo peduncolo si appresta a sopportare il peso di grossi frutti, cresceranno e si irrobustiranno insieme. Per il momento solo minuscoli fiori il cui ovario è racchiuso nella futura cupola della ghianda. Solo un paio al massimo ce la faranno.
Un breve e tozzo stilo porta uno stigma che si apre in tre falde. In basso la struttura squamosa.
Qualche giorno dopo gli elementi si delineano più chiaramente.
Fiori appena fecondati
La corteccia si fessura in lunghe crepe verticali, e conserva anche nei vetusti esemplari un aspetto che definirei composto.
Colore marrone.
Le querce sono tormentate da insetti che le costringono a costruire strutture ad hoc per far crescere la loro discendenza (tecnicamente galle). Nella foto: Andricus lucidus.
L’animaletto.
Oltre a Via delle Palme, anche nella vicina Via Citolo abitano numerose farnie cui si alternano alcune fastigiate.
In questa foto in autunno.
Giardino Città dei Bambini in Via Sant’Eufemia. L’inutile quanto dannosa abitudine di tagliare le branche più basse, ne snatura il portamento.
Qui al Parco Cavalleggeri questa pratica ha addirittura l’effetto di ridicolizzare la povera pianta.
E per non far mancare niente alle lamentele, una foto antecedente i gravissimi fatti di Piazzale Boschetti. Assieme ai cipressi dell’Arizona una bellissima farnia fastigiata, che viene ancora il magone…
Doppio filare di farnie fastigiate, frammiste a noccioli di Costantinopoli, lungo la rampa di accesso al Ponte di Voltabarozzo.
Lì vicino, dall’altra parte dell’argine, il Bosco Urbano di Voltabarozzo. Una lodevole iniziativa del Comune. Nella foto giovanissime farnie. Detto fuor di polemica: forse piantate un po’ troppo vicine: cosa succederà quando fra 20-30 anni saranno cresciute?
Giovane farnia al Parco dei Salici alla Guizza.
Patriarchi
E per finire due patriarchi. Qui al Parco Villa Bolasco a Castelfranco Veneto.
Parco del Brenta, Comune di Vigodarzere. Non molto distante dal Platano monumentale della Certosa di Vigodarzere vive, chi sa da quanto tempo, questa enorme farnia.
Il tronco possente è privo del colletto, interrato dai lavori di rifacimento del tratto di argine. L’albero non sembra risentirne, ma la vista sì, prima di capire cosa ci fosse di strano nel tronco ci ho messo un bel po’.
Qualcuno ha sentito il bisogno di mettere per iscritto i propri sentimenti.
Vista da altra angolazione.