Pinus pinaster – in città e altri luoghi

Il post è l’ideale continuazione di uno precedente nel quale si illustravano i caratteri dell’albero, mentre qui si vogliono dare indicazioni su dove poterli ammirare.

Del breve filare presso l’entrata dell’Ospedale da Via Giustiniani si è già parlato, ma vale la pena ricordarlo ancora una volta poiché gli esemplari non sono molto alti e se ne possono osservare i caratteri agevolmente.
La gemma allungata e munita di squame ricurve denuncia la specie. Ad osservare bene si possono riconoscere pronunciati mucroni sulle pigne in formazione.
Altri pinaster abitano oltre la rampa che sovrasta l’entrata del Pronto Soccorso
Il classico profilo dei rametti terminali (a mo’ di stelle filanti) e il colore quasi glauco degli aghi.
Anche nel Giardino Santa Rita dimorano alcuni pini marittimi sia isolati sia in piccoli gruppi. Somigliano terribilmente al nigra, ma avvicinandosi gli aghi lunghi e coriacei non lasciano dubbi.
Via Duca degli Abruzzi angolo Via Vespucci. Un bell’esemplare con tutti i caratteri in ordine.

Venezia e dintorni

Se volete ammirarli e osservarli da vicino anche nel loro ambiente naturale, una gita a Venezia e al Lido potrebbe essere molto utile.

Venazia, Giardini della Marinaressa (Riva Quattro Martiri). Più marittimi che domestici.
Sant’Elena (dal vaporetto), pinaster e domestici in egual misura.
Lido di Venezia, località Alberoni. Una pineta di domestici e marittimi con fitto e vario sottobosco. In primo piano Ammophila arenaria.
Il complesso dei sentieri che la attraversano (i tratti non distinguibili nella foto Google sono evidenziati con segmenti bianchi).
Pino marittimo adulto
Tre giovinetti.
La pineta confina a sud con un sistema di dune litoranee
E sembra guadagnare progressivamente terreno
Del resto l’impianto originario fu fatto in parte sulle dune
E la contaminazione sembra reciproca.
Pineta di Classe di dantesca memoria
Brodick Castle, Garden and Country Park (Isola di Arran, Scozia). In questi luoghi è flora esotica.

Per concludere la musicalità un po’ aspra dei versi di Montale (da Ossi di seppia). Come commento iconografico (solcato da sghembe ombre di pini) un quadro di Sorolla, Costa di Santa Cristina, Lloret de Mar, 1915, Museo Sorolla, Madrid.

A vortice s’abbatte
sul mio capo reclinato
un suono d’agri lazzi.
Scotta la terra percorsa
da sghembe ombre di pinastri,
e al mare là in fondo fa velo
più che i rami, allo sguardo, l’afa che a tratti erompe
dal suolo che si avvena.
Quando più sordo o meno il ribollio dell’acque
che s’ingorgano
accanto a lunghe secche mi raggiunge:
o è un  bombo talvolta ed un ripiovere
di schiume sulle rocce.
Come rialzo il viso, ecco cessare
i ragli sul mio capo; e scoccare
verso le strepeanti acque,
frecciate biancazzurre, due ghiandaie

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