Albizia julibrissin – Acacia di Costantinopoli

Aggiornato nel Giugno 2022

Albero dalla chioma ampia ad ombrello e dalle foglie con miriadi di minuscole foglioline che gli danno un fare leggero e aggraziato, in una parola: elegante. Il nome è in onore di Filippo degli Albizzi che la portò a Firenze da Costantinopoli, appunto.

Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazione
Areale di origine (native range)
Una delle albizie dell’Orto, i rami assurgono ripidi e poi ripiegano quasi bruscamente conferendo alla pianta la caratteristica chioma ad ombrello. Sulla destra si intravede una delle vecchie serre.
Un breve filare in Via Gozzi, purtroppo queste piante si devono essere ammalate. Nella foto si riescono a scorgere le foglie composte (doppiamente pennate) che ricordano quelle della mimosa.
Con l’aiuto dell’Omino Stree View ho potuto rintracciare i resti dell’abbattimento.
Erano là in fondo, si intravedono fiorite… In secondo piano il Tempio della Pace.
Giovane albizia fiorita a Ponte Molino.
Foglia ampia, doppiamente pennata con numero pari di suddivisioni, colore verde chiaro sopra e sotto.
Piccioletto brevissimo. Quasi inesistente il picciolo delle foglioline secondarie. Curioso andamento della nervatura principale delle secondarie: sembra l’asta di una bandiera.
Pagina inferiore.
Lei raccoglie le foglie col freddo o in assenza di sole o se accarezzata.

Ma il meglio di sé lo dà al momento della fioritura, in giugno e luglio. Fiori vaporosi che sembrano piumini o pennelli.

Ancora l’esemplare dell’Orto alla fine di giugno carico di fiori.
Il colore è variabile da giallo arancio a giallo viola. L’infiorescenza è bellissima e la si può apprezzare ancor di più analizzandone la struttura (la conoscenza è fonte di godimento intellettuale ed estetico). Unalberoalgiorno crede di poter affermare che si tratti di un grappolo di capolini.

Il capolino…

Nella foto si vede bene la parte a capolino dell’infiorescenza: i singoli fiori hanno i loro peduncoli, cortissimi, attaccati ad una ingrossatura del rametto (ricettacolo).

…e il grappolo

Ogni capolino è attaccato, tramite il suo peduncolo, all’asse dell’infiorescenza come nel più classico dei grappoli.
Singolo fioretto: calice con quattro sepali; corolla imbutiforme con altrettanti petali. Gli stami, fra i quali emerge il pistillo, sono raccolti a formare un pennellino.
Calice e corolla pelosetti
Particolare dello stilo e, in cima, lo stigma. Incredibile la quantità di animaletti che bazzicano per i fiori…
Minuscolo stigma. Nella foto si distingue un granulo di polline.
Ovario. Gli stami sono saldati alla base.
Le nuvolette colorate sono fiori appassiti.

Il frutto è un baccello le cui pareti sono modellate dai grandi semi.
Corteccia grigia e compatta, si fessura tardi.
Poi ci sono i muschi che si mettono in mezzo… Nella foto si vede bene l’attaccatura delle branche quasi a formare un quadripiede rovesciato. Più sotto la cicatrice, perfetta nel taglio, di una vecchia branca.
Via Santa Maria in Vanzo
Puntando lo zenit
L’Albizia di Ponte Molino
Via delle Melette, lì dove sbocca in Via Monte Cengio. Questa pianta è in una terra di nessuno: non appartiene al piccolo giardino privato né è segnata sulla Mappa del Comune.
I peggiori incubi si avverano sempre: uccisa per lavori di ristrutturazione fra il 2021 e 2022.
Lungargine dei Barcari, Lungo il Canale di Battaglia, presso il Bassanello.
Via Montello, nel massimo della floridezza vegetativa in giugno

La vicina Via Piave, in settembre.
Un esemplare bellissimo e vetusto nel giardino della Canonica dell’Abbazia di Santa Maria delle Carceri. Un giardino curatissimo e ricco di belle piante che merita una visita e presto un post.
Parigi, nei pressi dei Giardini del Lussemburgo.

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