Diospyros lotus – Albero di Sant’Andrea

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; gemma; fenologia; spigolature; areale di origine; sistematica e etimologia; dove trovarli

Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazione
Areale di origine (native range)

Albero affine al cachi (Diospyros kaki), ma molto più grande per dimensioni e dai frutti minuscoli al confronto con quello. Di origine cinese è naturalizzato nei paesi del Mediterraneo, con buona pace della diatriba tra piante autoctone e alloctone. Il nome risale ad una leggenda che vuole la croce del Santo fatta col legno del Nostro, la cui introduzione, tuttavia, non è anteriore al Cinquecento (sic!)

Amalfi, Stendardo devozionale al Santo Patrono.
Una comunità di lotus vive lungo il Canale Alicorno, nel tratto in cui quest’ultimo segue le mura prima di attraversare Piazzale Santa Croce. La stradina nella foto viene da Viale Cavalletto e conduce alla sede padovana della libera associazione Marinai d’Italia.
La strada vista dai Giardini Alicorno. In basso si riconosce il Canale. Gli esemplari sono molto sviluppati, essi dividono il luogo con un gruppo di giovani magnolie dal fiore bianco. Queste ultime sono regolarmente censite nella Mappa del Comune mentre i lotus non sono mai citati.
Albero alto e slanciato a fusto eretto, chioma globosa e compatta. Nella foto un notevole esemplare nel Giardino intitolato a Margherita Hack.
Qui abita un gruppetto di lotus. Nella foto un maschio con una curiosa formazione alla base.
A fine giugno prendono forma i frutti, piccole bacche sferiche (2-3cm) alle ascelle delle foglie appoggiate come su un vassoio: il calice, formato da quattro carnosi sepali disposti su un unico piano.
La fruttificazione è abbondante. Nella foto frutti rovesciati a terra e completamente scardinati da un temporale estivo (primi di giugno).
Frutti maturi in novembre, il colore è aranciato, poi scuriscono fino a diventare violacei; sempre coperti da un velo ceroso (pruina).
All’interno numerosi piccoli semi marrone.
Dicembre, Via Orsini. Un alto lotus carico di frutti sporge oltre il muro della Prandina.
Un paio di settimane dopo: semi dispersi sul selciato dopo un temporale e il lavorio incessante delle auto.
Fiori con quattro petali carnosi saldati alla base a formare un breve tubicino. Pianta dalla sessualità complicata. Il fiore maschile è privo di pistillo e quello femminile ha rudimentali stami. Il calice è molto più piccolo di quello del kaki.
La foglia ha colore e consistenza di quella del cugino, ma è più piccola e soprattutto più stretta. Bordo intero, nervature dritte e parallele, apice e base acuti.
Amano disporsi tutte in fila sui rametti un po’ come quelle degli olmi.
Fine aprile, gemme da fiore alle ascelle delle foglie.
Rametto con gemme.
Corteccia grigia tendente al bruno. Si screpola in piccole placche quadrangolari, ma da lontano le fessurazioni verticali prevalgono su quelle orizzontali.
Negli esemplari più vecchi (nella foto uno veramente notevole a Villa Guiccioli, Vicenza) le placche si inspessiscono diventando dei corposi parallelepipedi.
Il parco della villa ospita alberi notevoli fra cui una monumentale Zelkova.
L’esemplare della Prandina in settembre; al centro tra l’edera e i pioppi.
Via Paoli, presso il Ponte Saracinesca. Una coppia di notevoli esemplari del giardino della Torre della Catena. Il fogliame è schiarito dai numerosi frutti arancione.
L’attacco su Via Pontevigodarzere del sentiero che conduce alla Certosa di Vigodarzere. Il lotus è al centro, facilmente riconoscibile dalla disposizione delle foglie sui rametti.
Giovane esemplare dal portamento particolarmente slanciato. Pianta quasi certamente spontanea cresciuta a ridosso delle mura presso il ponte pedonale fra Via Goito e Pio X.
In inverno. Visibili le branche principali che gli conferiscono un portamento snello e raccolto.

Sistematica

Diospyros lotus L.
Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753

La pagina 1057. La descrizione si concentra sui colori delle foglie, carattere che purtroppo non ho trovato presso nessun’altra fonte.