Populus alba – Pioppo bianco

portamento; foglia; fiore; frutto; corteccia; polloni; foliage; fenologia; areale di origine; sistematica; dove trovarli; spigolature

Salicaceae
Populus alba L.
Nome imposto da Linneo nel celeberrimo Species Plantarum, Stoccolma, 1753

La pagina 1034. La descrizione si concentra sui lobi delle foglie e la pelosità della pagina inferiore.

Fenologia minima: ciclo vegetativo, fioritura, fruttificazione
Areale di origine (native range)

Albero elegante e bello con chioma scura che in presenza di vento, anche non troppo teso, improvvisamente si macchia di bianco, merito delle foglie dall’argentea pagina inferiore. Rami assurgenti bianchi al pari della corteccia aprono la chioma al cielo. In città è raro, i giardinieri gli preferiscono il pioppo grigio, forse per abitudine o forse perché consigliati dai vivaisti; un peccato perché, anche se specie molto simili, il Nostro ha una marcia in più grazie alle foglie lobate. Un posto dove osservarlo con facilità è l’isola del Lido di Venezia.

Bassanello, lungargine sinistro del Bacchiglione, e dal lato opposto la statale per Battaglia. I due alba, a destra, fronteggiano uno splendido Ontano, sull’altra riva.
Riviera S. M. Elisabetta (Lido). Dall’omonimo Piazzale uno spettacolare lungolaguna si spinge fino alla Chiesa di San Nicolò: costellato di alba e lecci, e delimitato da una incredibile siepe di Elaeagnus x ebbingei. Insomma, vale una visita.
Giovane esemplare lungo una delle riviere verso il borgo di Malamocco. Nelle giornate ventose è impossibile resistere alla tentazione di fotografare questi alberi.
Pineta di San Nicolò, Lido di Venezia
Diga di San Nicolò, un tripudio di polloni.
Piazzale San Giovanni, qui viveva fino alla Primavera del 2016 un maestoso alba che non si è arreso al taglio e ha continuato a rigettare polloni per due anni. (Foto Settembre 2016).

La specie presenta un polimorfismo fogliare che potremmo definire dicotomico: foglie lobate e non. Fenomeno utilissimo poiché aiuta a distingue l’alba dal canescens: se trovate anche foglie lobate, allora siete in presenza di un pioppo bianco, altrimenti è grigio.

Foglie di tipo lobato: cinque o tre lobi muniti di radi denti
Foglie di tipo non lobato: ellittiche o orbicolari, vertice acuto, base ottusa o cordata, bordo grossolanamente dentato. Molto simili alle foglie del pioppo grigio.
La pagina superiore è verde profondo, l’inferiore ricoperta di spessa peluria candida...
per entrambi i tipi di foglie. Picciolo e rametti anch’essi pelosi.
Una leggera peluria ricopre anche la pagina superiore
Sezione di una foglia, a destra la pagina inferiore; la peluria è molto meno fitta sulla pagina superiore (a sinistra).
Pagina inferiore
La fitta trama della peluria
Anche il picciolo è ricoperto di peluria lanuginosa.
Pianta dioica, come tutti i pioppi. Fiori maschili in amenti pelosi, resi rossi dalle antere che fanno capolino da sotto le brattee dai sottili denti villosi.
Ingrandimento. Otto stami.
Fiori femminili anch’essi in amenti pelosi ma verdastri per fiaschiformi pistilli. Nella foto i fiori appena fecondati conservano parte delle brattee.
Frutti maturi in aprile. Piccole capsule liberano minuscoli semi immersi in una bianca peluria.
Corteccia bianca con piccole fessurazioni convesse.
Con l’età si frattura alla base in lunghi solchi. E in questo imita il castagno.
Tronchi dritti e biancheggianti lungo il bordo della Pineta di San Nicolò al Lido.
Un alba lungo il tratto non tombinato del Naviglio Interno (fra la Specola e il Ponte delle Torricelle).
Parco Europa in novembre.

Spigolature

Corot, Il Parc des Lions a Port-Marly (particolare), 1872, Thyssen, Madrid. Che si tratti di due alba non v’è quasi dubbio, lo suggeriscono il colore e l’andamento dei fusti; anche la corteccia aiuta con le tipiche macchie e lo screpolarsi in solchi verticali alla base.
Asher Brown Durand, Un torrente nel bosco, 1865, Thyssen, Madrid. Sembra proprio in alba, potrebbero esserci motivi storici contro l’ipotesi. L’artista è americano e ritraeva i soggetti rigorosamente en plein air, naturalmente poi doveva lavorarci in studio visto il dettaglio della fattura.
Ora si deve sapere che l’introduzione della specie in Nord America risale alla seconda metà del Settecento e l’opera è, come detto, di metà Ottocento. Si deve dunque supporre che, per trovarlo nel bel mezzo di una foresta, l’alba si sia naturalizzato in poco meno di cento anni. La cosa non è inverosimile visto che oggi la specie è considerata, in quei luoghi, addirittura infestante.
Ci piace immaginare allora che il Nostro avrebbe avuto tutto il tempo per stabilirsi sulla riva di quel torrente.